Ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, è stata realizzata la più grande la più grande centrale solare a concentrazione del Mondo su progetto della Shams Power Company (“Shams” in arabo significa sole) da un pool di aziende fra cui la Masdar, la Total Energy e la azienda spagnola Abengoa che vanta una grande esperienza nel settore per gli impianti realizzati nel sud della Spagna.
La centrale è costata 600 milioni di dollari ed ha una potenza di 100 MW. E’ stata installata nella città di Masdar.
IL Sultano Ahmed Al Jaber, CEO di Masdar ha dichiarato che le energie rinnovabili sono importanti anche in Medio Oriente per ridurre le emissioni di carbonio nel mondo.
La centrale Shams è stata realizzata unendo 258 mila pannelli solari parabolici a specchio. Il calore viene prodotto dall’irraggiamento solare che si concentra sulle tubazioni ad olio. L’olio cede il calore all’acqua che si trasforma in vapore ad alta pressione che che aziona la turbina e genera l’energia elettrica.
La centrale solare a concentrazione occupa 2,5 km quadrati e soddisfa il fabbisogno energetico di oltre 20.000 abitazioni. La generazione di energia avviene nel momento in cui i picchi della domanda sono maggiori.
Gli Emirati Arabi Uniti hanno in progetto di collegare alla centrale una grande sistema di produzione di idrogeno per elettrolisi sfruttando il surpus di energia elettrica ed immagazzinare l’idrogeno per assicurare energia elettrica totalmente green per gli utilizzi stazionari (centri commerciali, strutture turistiche etc.)
L’energia elettrica generata dai corsi d’acqua e dalle enormi dighe dei laghi montani è nota come “energia idro-elettrica”. Ma a questa famiglia di risorse rinnovabili totalmente green che mediamente hanno una potenza intorno ai 60-80 MegaWatt per ogni impianto, appartiene anche un meno conosciuto idroelettrico di scala più ridotta che sfrutta corsi e salti di portata d’acqua più contenuti. Quando gli impianti sono di potenza inferiore ai 1000 Kw si parla di mini fino al micro idroelettrico. La peculiarità di queste tipologie di idroelettrico è produrre energia elettrica anche per utilizzi “stand alone” (privi di un collegamento alla rete) e rappresenta una soluzione interessante per aree isolate. Questa tecnologia si presta molto bene anche per la produzione di idrogeno sul posto “in loco” e questa tecnologia sarà fondamentale in Italia per la produzione localizzata di idrogeno per la rete di stazioni di rifornimento di questo gas. Infatti l’Italia, per la sua morfologia geografica (l’acqua prodotta dalle dorsali delle Alpi e degli Appennini degrada verso la pianura e il mare ovunque in una rete di corsi fluviali molto fitta) è particolarmente dotata di questa risorsa, preziosa anche per l’idrogeno green. Come è noto l’idrogeno “pulito” (senza emissioni di CO2) viene prodotto scomponendo la molecola dell’acqua in idrogeno e ossigeno grazie agli elettrolizzatori. Questi ultimi, per attivare la reazione di elettrolisi dell’ acqua, necessitano di corrente elettrica. E perché il processo sia “total green” l’energia elettrica deve essere prodotta da energie rinnovabili. L’idroelettrico produce energia elettrica rinnovabile ed assicura un funzionamento continuo, nelle 24 ore. E’ l’unica fonte rinnovabile costante, a differenza dell’eolico e del solare che invece dipendono dalle condizioni meteo.
Prima di descrivere l’idroelettrico a basso salto, occorre comprendere come funziona l’idroelettrico in generale. La turbina è il componente principale dell’impianto. Una turbina idraulica trasforma l’energia potenziale dell’acqua che scorre, in energia meccanica perché l’acqua mette in movimento vorticoso la turbina. Questo movimento rotatorio alimenta un generatore di corrente elettrica che la trasforma l’energia meccanica in energia elettrica (la stessa cosa succede con la “dinamo” della bicicletta che, quando vi viene accostata alla ruota in movimento, produce elettricità, accendendo il fanale).
Le turbine più utilizzate nell’idroelettrico sono principalmente le Pelton, le Francis e le Banki (o Cross-Flow). La turbina Pelton è una turbina adatta per impianti con un salto fino a qualche centinaio di metri ed è utilizzata anche negli impianti di taglia molto maggiore. E un rotore che può essere ad asse orizzontale o verticale con un numero di getti fino a 6, e pale a doppio cucchiaio. E’ di costruzione semplice e robusta, ingombro molto ridotto, ottimo rendimento. La turbina a flusso incrociato Banki è adatta per installazioni a basso e medio salto, anche di pochi metri. E’ utilizzata esclusivamente in impianti di piccola potenza. Nel caso di questa turbina l’acqua ha un ingresso diverso rispetto alla Pelton. La turbina Francis è adatta a salti d’acqua da una decina a qualche centinaio di metri. Le Francis Sono utilizzate anche per impianti di taglia maggiore.
Campo di impiego delle turbine in relazione alla portata d’acqua e al salto disponibile
Se qualcuno pensa di installare un impianto mini o micro idroelettrico ci sono un paio di condizioni base: la presenza di un salto d’acqua sufficiente (i dislivelli possono essere anche di pochi metri) ed il corso d’acqua che deve avere una portata anche di soli 0,5 litri al secondo, ma deve essere abbastanza costante durante le stagioni (assenza di rischi di portate eccessive o di secche estive). Un mini idroelettrico richiede uno studio tecnico di fattibilità e la determinazione dell’impatto ambientale e di soluzioni per preservare la fauna ittica. Di norma si prevede la deviazione di una certa quantità di acqua dal flusso naturale del corso d’acqua per preservare l’ecosistema fluviale. Mentre gli impianti di dimensioni molto ridotte (2-3 kW) possono essere inseriti direttamente nel corso d’acqua, quelli di dimensioni più grosse richiedono opere civili che prelevano parte del corso d’acqua che viene poi restituita in un punto più a valle, dopo aver attraversato la turbina. Tutte queste tecnologie idroelettriche prevedono investimenti contenuti, consentono un veloce ritorno dall’investimento e godono degli incentivi previsti per la produzione da fonti rinnovabili. Importante: producono energia elettrica H24 senza inquinare.
Gli impianti idroelettrici basati sulle coclee a vite di Archimede per produrre idrogeno.
La turbina a vite è probabilmente la tecnologia più efficiente per i siti idroelettrici a basso salto e impianti di questo tipo stanno diffondendosi da qualche tempo in Italia. Rispettano la fauna ittica ed hanno costi di manutenzione minimi. Il funzionamento è molto semplice: la turbina ha la forma di una coclea: una vite senza fine con il suo asse nella stessa direzione del corso d’acqua (vedi figura sotto). La coclea ruota perché è messa in movimento dall’acqua che scarica la sua pressione sulla superficie elicoidale della vite senza fine e la fa ruotare sul suo asse, sfruttando così l’energia potenziale del salto d’acqua nel quale la macchina è installata. Grazie al moto rotatorio continuo della coclea che è collegata ad un moltiplicatore di giri, l’energia viene trasferita al generatore che produce corrente elettrica (il principio di funzionamento anche qui è quello della “dinamo” della bicicletta).
Una singola coclea (o turbina a vite di Archimede) può avere una potenza fino 500 kW ma si possono installare più turbine a vite in parallelo. Il range totale di potenza installata, per questo tipo di impianti, varia tra i 50 kW e i 2000 kW. Sono impianti forniti, chiavi in mano, da ditte specializzate. Le soluzioni includono paratoie, griglie, il monitoraggio remoto, i controlli periodici e i ricambi. Il generatore idroelettrico basato sulla coclea d’Archimede è sempre posto all’interno di una canalizzazione in cemento armato realizzata lungo il corso d’acqua. I generatori idroelettrici a coclea hanno un rendimento elevato e permettono di ottenere energia elettrica pulita da piccoli salti nei corsi d’acqua che non sarebbero economicamente utilizzabili con le classiche turbine Francis, Kaplan e Pelton. Le coclee idrauliche possono essere installate anche nei salti disponibili lungo piccoli corsi d’acqua come per esempio: canali per irrigazione, canali industriali, scarichi da impianti di depurazione, torrenti, anche in zone impervie.
Dati di un impianto idroelettrico a coclea (300 Kw)
Potenza elettrica installata: 300 kW
Efficienza Energetica: 85% media
diametro della coclea: 2500 mm (in funzione della portata)
Lunghezza della coclea: da 2 metri a 20 metri
Salti d’utilizzo (altezza): da 0,5 metri a 10 metri
portata del corso d’acqua: da 0,5 m3/sec a 6 m3/sec
Numero di giri della coclea: 30 rpm
Angolo di inclinazione dell’asse coclea: 25°
Materiale della coclea: acciaio al carbonio
Calcolo della potenza elettrica dell’impianto a coclea
La potenza elettrica può essere calcolata tramite la formula semplificata:
P = H x ρ x Q x G x η dove:
P = Potenza [W]
H = Salto [m]
ρ = Peso specifico (acqua) [1000 kg/m3]
Q = Portata [m3/s]
G = Accelerazione gravitazionale [9,8 m/s]
η = Rendimento totale della coclea
Esempio 1 Per ottenere circa 100 kW di potenza, l’impianto a coclea può essere di queste caratteristiche:
Salto 4 metri – Portata acqua 3,7 m3/s – Potenza lorda 145 kW – Rendimento della coclea: 75 % . Potenza netta 108 kW – Ore di funzionamento: 8500 ore/anno – Produzione annua di energia elettrica 925.000 kWh
Anche applicando la formula P = H x ρ x Q x G x η si ha lo stesso risultato: (4 metri x 1000 kg/m3 x 3,7 m3/s x 9,8 m/s x 0,75) = 108.000 Watt (108 kW)
Esempio 2 Salto 7 metri – Portata 4,5 m3/s – Potenza lorda 309 kW – Rendimento coclea: 75 % – Potenza netta 231 kW – Ore di funzionamento: 8500 ore/anno – Produzione annua 1.969.000 kWh
La produzione di idrogeno da impianto idroelettrico a basso salto
Data una potenza nominale di impianto Pel (espressa in Kw) la produzione annuale di energia elettrica ha un valore medio che tiene conto delle oscillazioni della portata del corso d’acqua, di alcune altre variabili stagionali, dei tempi di manutenzione etc.. La produzione annua di energia elettrica viene quindi calcolata moltiplicando la potenza elettrica dell’impianto per il numero di ore di esercizio nette dell’impianto. Si considera che durante un certo numero di ore l’istallazione sia fuori servizio per i normali lavori di manutenzione e talvolta a causa delle piene. Quindi è ragionevole considerare come riferimento l’esercizio effettivo di 8500 ore all’ anno. L’energia elettrica prodotta annualmente si determina allora con questa formula:
Energia = Pel x 8500 dove:
E (en. elettrica prodotta all’anno) = Pel (potenza elettrica media in kW dell’impianto) x 8500 (ore nette)
Per esempio un impianto idroelettrico da 100 kW produce in media 850.000 kWh di energia elettrica all’anno (100 potenza netta impianto x 8500 ore nette/anno = 850.000 kWh)
Quanto idrogeno si può produrre con questa energia idroelettrica ?
Il Dipartimento di energia americano (DOE), qualche anno fa ha indicato la quantità di energia elettrica indicativamente necessaria per produrre 1 kg di idrogeno mediante il processo di elettrolisi dell’acqua: 43 KWh. Questo valore si è ulteriormente abbassato di recente, grazie a nuove tecnologie e alcuni materiali innovativi adottati negli elettrolizzatori
Dividendo la produzione annuale di energia dell’impianto idroelettrico a coclee (850.000 kWh) per tale valore (43 kWh) si ottengono dall’impianto 19.767 Kg di idrogeno all’anno (850.000/43 = 19.767).
Se si vuole conoscere la produzione giornaliera di idrogeno il risultato è 55 kg (19767 kg H2 prodotti annualmente/8500 ore utili/anno x 24 ore, in quanto l’idroelettrico funziona H24).
Una Toyota Mirai a idrogeno di ultima generazione percorre circa 600 km con 1 kg di idrogeno ed il suo serbatoio contiene 5 kg di idrogeno a 700 bar. Una stazione di rifornimento di idrogeno prodotto sul posto da un impianto idroelettrico a basso salto a coclee (viti di Archimede) di soli 100 kW di potenza, potrebbe quindi rifornire fino a 10 auto a idrogeno di questo tipo al giorno.
Mediamente le centrali idroelettriche a basso salto hanno potenze fra i 200 kW e i 2000 kW. Considerata una centrale media di 1000 kW la produzione giornaliera di idrogeno prodotto in loco potrebbe essere di 50 kg: una quantità in grado di alimentare una flotta di 100 auto a idrogeno.
Il prevedibile ed ulteriore sviluppo delle centrali idroelettriche a basso salto basate sulle coclee è da considerare fondamentale per la realizzazione e lo sviluppo della rete italiana di stazioni di rifornimento di idrogeno. Il nostro territorio è certamente l’unico in Europa che presenta le caratteristiche morfologiche più adatte per l’idrogeno “total green” prodotto in loco.
QINT’X , fondata dall’ ing. Alberto Bernabini è un’azienda di Ravenna che opera dal 1998 nel settore delle energie rinnovabili (fotovoltaico, eolico e idroelettrico) e della mobilità green (veicoli elettrici). QINT’X HOLDING, sempre fondata dall’ing. Bernabini (holding a socio unico) è la capogruppo di diverse aziende in sinergia complementare fra loro per la realizzazione di grandi impianti ad energia rinnovabile, anche a livello internazionale.
Qint’x è entrata nel settore eolico nel 2009 con l’installazione delle prime turbine mini eoliche (progettazione, produzione, installazione e manutenzione) da 60 kW a 120 kW di potenza.
Dal 2017, in collaborazione con la ditta GOLDWIND leader mondiale del grande eolico, ha curato l’installazione delle prime turbine da 3,6 MW in Sicilia.
Nel 2019 Qint’x viene scelta come partner dalla ditta olandese EWT, leader per la produzione ed installazione di turbine da 500 kW a 1 MW, per lo sviluppo nel mercato italiano. Qint’x ha partecipato complessivamente all’installazione di oltre 120 turbine eoliche distribuite su tutto il territorio nazionale. Inoltre ha autorizzazioni “work on process” per circa 1 GW di eolico, tra onshore ed offshore.
QINT’X Holding detiene il 33% delle quote societarie di Acquaenergia S.r.l. con la quale ha realizzato 700 kW di impianti idroelettrici sul fiume Santerno, presso Imola (Bo) basati su turbine Kaplan da 100 kWp ad asse verticale.
IL PARCO EOLICO OFFSHORE AL LARGO DI RAVENNA
Nel 2020 Qint’x ha firmato un MOU (Memorandum Of Understanding) con SAIPEM per il co-sviluppo del progetto di AGNES. Il progetto, concepito dal 2018, prevede la realizzazione del primo grande HUB energetico basato sui primi 600 MW di eolico offshore nel mare Adriatico di fronte a Ravenna. AGNES, acronimo di “Adriatic Green Network of Energy Sources”, è il progetto di un grande “offshore wind farm” (parco eolico offshore) che si articola su due grandi iniziative nel mare Adriatico, ora nella fase finale autorizzativa: ROMAGNA 1 da 200 MW di potenza, posto a circa 12 miglia (22 km) nelle acque di fronte al Lido di Classe (RA) con superficie totale di 85 Km2 e basato su 25 turbine eoliche da 8 MW alte 170 metri con diametro del rotore di 260 metri e ROMAGNA 2 da 400 MW di potenza, posto a circa 14 miglia (26 km) nelle acque di fronte a Porto Corsini (RA), basato su 50 turbine eoliche delle stesse dimensioni di quelle di Romagna 1.
Si stima che i due progetti (totale 600 MW) possano produrre energia sufficiente a coprire i consumi annui di circa 500.000 persone.
IL PARCO FOVOLTAICO GALLEGGIANTE OFFSHORE
Il progetto AGNES prevede anche un innovativo parco fotovoltaico galleggiante offshore brevettato denominato XLAND di 100 MWpicco, posizionato presso i parchi eolici ROMAGNA 1 E 2.
Le piattaforme XLAND ottimizzano la produzione di energia elettrica da fotovoltaico perchè la struttura flessibile ed i galleggianti sui quali poggia riducono al minimo l’effetto di eccitazione delle onde marine. La struttura è stata infatti progettata per resistere alle complesse condizioni del mare (le onde, la corrosione da acqua salata, il guano dei gabbiani ecc..).
Le piattaforme XLAND sono ottimizzate anche per gestire la maggiore ventilazione presente in mare (il vento riduce le temperature dei pannelli quindi incrementa il loro rendimento) e per catturare i raggi solari riflessi dal mare anche in caso di mare mosso.
Le piattaforme XLAND sono scalabili e lateralmente possono raggiungere una lunghezza di diversi km per la realizzazione di impianti offshore di centinaia di MW.
IDROGENO DAL MARE ADRIATICO E DA TUTTI I MARI ITALIANI
L’idrogeno avrà un ruolo cruciale per raggiungere gli obiettivi europei e globali di decarbonizzazione al 2050. Potrà essere usato per alimentare le fuel cells, i famosi propulsori a idrogeno delle auto, degli autobus, dei treni, delle navi e di altri veicoli di servizio a idrogeno. I cluster di veicoli a idrogeno in Veneto e in Romagna sono stati presentati già nel 2010 a Keyenergy (Rimini) dall’ing. Enzo Rossi, esperto di idrogeno, progettista di veicoli stradali e di servizio a idrogeno a fuel cells ed autore di “Andare a idrogeno” (345 pagg – prima edizione 2006). Il progetto Agnes costituirà l’esempio di come si potranno creare progetti integrati “produzione green di idrogeno – cluster di veicoli a idrogeno da rinnovabili” in regioni particolarmente adatte e vicine al mare (praticamente tutte le principali regioni italiane), con l’attivazione parallela delle stazioni di rifornimento di idrogeno. Quindi una rivoluzione epocale grazie ad Agnes.
Il progetto Agnes prevede lo stoccaggio sicuro dell’idrogeno con soluzioni innovative per equilibrare la produzione di elettricità dalle energie rinnovabili che è soggetta a variazioni orarie e stagionali. Per esempio, in caso di picco di produzione di elettricità dal parco eolico-fotovoltaico off-shore, l’elettricità prodotta in eccesso, anziché andare perduta, sarà trasformata in idrogeno tramite elettrolisi, quindi immagazzinata per impieghi successivi.
Come è noto da studi recenti all’università di Stanford (California) si può estrarre l’idrogeno direttamente anche dall’acqua del mare evitando il costoso processo per ottenere l’acqua distillata prima di convertirla in idrogeno. Le piattaforme offshore XLAND saranno integrate con un progetto hi-tech ideato Qint’x per la produzione dell’idrogeno direttamente in mare dall’acqua salata.
UNA VISIONE NAZIONALE
AGNES si propone un obiettivo di respiro nazionale: estendere ai mari di tutta Italia le proprie tecnologie e il progetto “wind farm offshore” previsto di fronte a Ravenna. AGNES non è solo un progetto locale, l’obiettivo è più ambizioso: trasformare l’Italia intera per renderla energeticamente indipendente e farla diventare “l’Arabia Saudita delle energie rinnovabili e dell’idrogeno”. Sviluppare parallelamente grandi cluster su tutto il territorio nazionale per l’impiego stazionario e veicolare dell’energia elettrica e dell’idrogeno green prodotti nel mare.
ZOE IL PROGETTO DI VENEZIA A ZERO EMISSIONI
Un esempio è il progetto ZOE (Zero Oldtown Emissions) nato nel 2021 in esclusiva per la città di Venezia. L’ ing. Bernabini, con i suoi collaboratori, si è posto l’obiettivo di rendere Venezia al 100% green per elettricità e trasporti entro il 2026 mediante le energie rinnovabili e l’idrogeno verde. I sistemi QINT’X e AGNES sono sufficienti per coprire tutti i tipi di consumi della laguna (sia quelli stazionari per gli impieghi civili dell’energia green nelle abitazioni, nell’artigianato e nei servizi, che quelli veicolari per i traporti sull’acqua) affinchè Venezia diventi veramente “la capitale mondiale della sostenibilità”.
Mario Andretti, il non dimenticato campione del Mondo di F1 (1978 con la Lotus) ed ex pilota Ferrari F1, vincitore della mitica Indianapolis (vedi il palmares oltre) assieme al figlio Michel, anche lui famoso pilota vincitore a Indy, sta sviluppando in USA una grande rete di distributori con produzione locale brevettata di idrogeno blu.
Il Gruppo Andretti include la catena di vendita al dettaglio di carburante, minimarket, servizio rapido, ristoranti, carburanti all’ingrosso, autotrasporti, rifornimento e manutenzione flotte. Fornisce strutture a Chevron, Texaco, Shell ed altre importanti aziende, in un’area geografica compresa tra California, Oregon e Washington. Il gruppo Andretti ha più di 1.000 dipendenti e oltre 100 strutture di rifornimento di proprietà gestite negli Stati Uniti di cui 39 in California. In USA ci sono circa 111.000 distributori di benzina, di cui circa 11.000 in California.
Il Gruppo è stato fondato nel 1997 da Mario Andretti e Michael Andretti, insieme al socio MJ Castelo e nel 2020 ha siglato un accordo con PowerTap Hydrogen Fueling Corp. per installare sistemi di produzione e rifornimento di idrogeno di proprietà di PowerTap nella rete di stazioni di servizio del Gruppo Andretti negli Stati Uniti.
Come parte dell’accordo, PowerTap sarà introdotta nella rete del Gruppo Andretti di compagnie petrolifere, catene di rivenditori e stazioni di rifornimento indipendenti. Il Gruppo Andretti fornirà invece alcuni servizi a PowerTap che consistono in: pianificazione strategica, sviluppo della rete, supporto immobiliare, project management, account management, e vari lavori di supporto alle stazioni di rifornimento. L’interesse, per l’idrogeno è cresciuto oggi oltre le previsioni. Marche auto leader mondiali hanno lanciato i loro modelli commerciali a idrogeno fuel cells (celle a combustibile): Honda (Clarity FCH2). Hyundai (Nexo H2) Toyota (Mirai H2) e le stanno già vendendo negli Usa e nel Mondo. Daimler Trucks e Volvo stanno collaborando per i trasporti di merci a lungo raggio. In Europa ci sono circa 150 stazioni idrogeno ma si vuole portarle a oltre 3.000 con il supporto dei finanziamenti all’idrogeno previsti dal Recovery Fund. In California i costi dell’idrogeno verde (da rinnovabili) potrebbero presto scendere al di sotto di 1 dollaro per Kg di idrogeno (rispetto ai 16,51 dollari per Kg del pur recente 2019). La Toyota Mirai a idrogeno, secondo le verifiche sperimentali dell’EPA, percorre circa 73 miglia (100 Km) con un chilogrammo di idrogeno. Per la riduzione dei costi (sia in USA che in Europa) il solare fotovoltaico, l’idroelettrico e l’eolico saranno i fattori chiave per produrre idrogeno a basso costo mediante elettrolisi da energia elettrica green e i bassi costi dell’idrogeno rinnovabile potrebbero riscrivere completamente la mappa energetica mondiale.
Ma per l’approvvigionamento certo di idrogeno sono necessarie anche altre tecnologie come quella per l’idrogeno blu (ottenuto da metano o biometano con eliminazione della CO2). Secondo l’accordo PowerTap installerà i suoi impianti per la produzione e l’erogazione in alcune delle stazioni di rifornimento di proprietà del gruppo Andretti situate in California per assicurare il rifornimento di 1.250 Kg di idrogeno ciascuna. La Powertap dichiara di voler aprire 500 stazioni di rifornimento di idrogeno in USA nei prossimi anni, a partire dalle 29 già programmate in California, presso le stazioni di proprietà di Mario e Michael Andretti.PowerTap ha un progetto che prevede di ospitare i suoi impianti per la produzione di idrogeno in piccole strutture che saranno costruite nelle stazioni esistenti. Sarà prodotto idrogeno blu dal gas naturale e dall’acqua della città. La CO2 prodotta nel processo sarà eliminata sul posto mediante un sistema brevettato da PowerTap.
Durante la recente stagione IndyCar i tecnici e meccanici del team Andretti Autosport avevano il logo “PowerTap” sulle tute e sull’abbigliamento personalizzato.
“Queste stazioni saranno particolarmente destinate al mercato di camion a idrogeno a 18 ruote e di medie dimensioni, più che alle auto a idrogeno” afferma il CEO di PowerTap Raghu Kilambi “ Le dimensioni e il peso delle batterie necessarie ai camion elettrici e il tempo necessario per caricarle rendono non interessante elettrificare i camion. invece l’idrogeno è pronto sempre e si ricarica in pochi minuti. Toyota sarà la prima a far circolare un camion pesante a idrogeno a fuel cells. Localizzare la produzione di idrogeno nelle stazioni di rifornimento è un grande vantaggio per gli autotrasporti alimentati a idrogeno: non è necessario trasportare l’idrogeno in luoghi remoti attraverso condutture, ferrovia o autotrasporti”.
In California gli investimenti sono sostenuti dai soldi del governo. Il sistema di crediti di carbonio della California è già disponibile per l’idrogeno venduto, ma si possono ottenere crediti di carbonio anche per l’infrastruttura che produce l’idrogeno. I crediti di carbonio sono una risorsa per gli investimenti e, sotto l’amministrazione Biden, è probabile che il sistema dei crediti possa diffondersi ad altri stati.
PowerTap costruirà le stazioni con capitale iniziale privato e, una volta costruite, esse raccoglieranno crediti di carbonio sufficienti per gestirle. “Siamo lieti di collaborare con l’incredibile team del Gruppo Andretti per portare la nostra innovativa tecnologia a idrogeno nelle loro stazioni di servizio, a partire dalla California”, ha affermato Raghu Kilambi, CEO di PowerTap. La mancanza di stazioni di rifornimento di idrogeno negli Stati Uniti (attualmente sono circa 100 le stazioni di idrogeno pubbliche in funzione negli Stati Uniti, di cui 41 in California) è il principale ostacolo alla diffusione dell’idrogeno che invece rappresenta un’enorme opportunità per l’energia pulita per i veicoli, inclusi autocarri, e le automobili di classe 8 per il lungo raggio. L’idrogeno attualmente fornisce meno del 5% dell’energia mondiale, ma secondo un recente rapporto del Wall Street Journal, potrebbe raggiungere entro il 2050 quasi il 25% del consumo energetico globale e generare più di 2,5 trilioni di dollari.
Il Presidente del Gruppo, Mario Andretti e il figlio Michel hanno commentato: “Data la nostra tradizione sportiva ed automotive, siamo entusiasti di essere all’avanguardia nell’applicazione di tecnologie innovative idrogeno ed in quest’area molto eccitante e promettente delle fuel cells (celle a combustibile). Siamo orgogliosi del nostro ruolo di guidare il passaggio dell’America verso un’energia più pulita ed efficiente “. Il Managing Member e CEO di Andretti Group, MJ Castelo, ha osservato: ” Siamo certi che, facilitando il rifornimento di idrogeno, creeremo una nuova proposta di valore per il cliente”. Le stazioni di rifornimento di idrogeno PowerTap saranno installate nelle sedi della rete di rifornimento del gruppo Andretti. Gli accordi prevedono anche una quota di compartecipazione alle entrate. Le stazioni di rifornimento di idrogeno basate sulla tecnologia PowerTap sono già presenti in aziende private e stazioni pubbliche: vicino all’aeroporto di Los Angeles, nel Texas, nel Massachusetts, e nel Maryland.
La Powertap è partecipata dal 27 ottobre 2020 dalla Clean Power, una società di investimento specializzata nell’investimento in società private e pubbliche in vari di settori, con un focus nella salute e nelle energie rinnovabili. Il programma di crediti di carbonio della California (Low Carbon Fuel Standard: “LCFS”), fornisce a PowerTap l’opportunità di generare entrate dalla vendita dei crediti LCFS guadagnati su mercati di scambio delle emissioni, anche prima di generare entrate dalla vendita di idrogeno. Inoltre, con l’amministrazione Biden e dei democratici, PowerTap è ottimista sul fatto che il governo federale degli Stati Uniti farà introdurre nuove iniziative verdi che includeranno incentivi e finanziamenti per l’infrastruttura dell’idrogeno.
Il processo di produzione dell’idrogeno Powertap mediante reforming del metano con vapore è dotato di un innovativo sistema brevettato di eliminazione della CO2 e genera in loco idrogeno blu.
La maggior parte dell’idrogeno negli Stati Uniti è prodotta utilizzando il gas naturale come materia prima. Questo processo ha il costo per Kg di idrogeno più basso di qualsiasi altro metodo attualmente disponibile in commercio. Però la produzione di questo idrogeno, definito “grigio”, ha come sottoprodotto la CO2 (anidride carbonica) che è un “gas serra”. La quantità di CO2 prodotta dal processo è in un rapporto di nove molecole di CO2 a uno rispetto all’idrogeno prodotto. E quindi fondamentale eliminare l’anidride carbonica. PowerTap utilizza un processo brevettato che crea una reazione chimica che non solo smaltisce la CO2 ma crea elettricità rinnovabile che può essere reimmessa nella rete elettrica locale. Questa soluzione è disponibile per una produzione di idrogeno in piccola scala.
“Il sistema produce idrogeno ecologico”, ha affermato Kelley Owen, Direttore operativo di PowerTap. “Noi vogliamo produrre l’idrogeno al minor costo possibile, fornendo al contempo, attraverso il nostro brevetto, una soluzione rispettosa dell’ambiente per il rifornimento di idrogeno prodotto localmente”
SOLO PER CHI HA UN DISTRIBUTORE DI METANO ED HA INTERESSE CONCRETO SUL SISTEMA POWERTAP
(ADOTTATO IN USA DAL GRUPPO ANDRETTI PER LA PRODUZIONE “SUL POSTO” DI IDROGENO BLU CON LA DISSCOCIAZIONE E SMALTIMENTO LOCALE DELL’ANIDRIDE CARBONICA CO2)
Mondo idrogeno Riproduzione riservata
MARIO ANDRETTI PILOTA – HISTORY (palmarès)
Mario si cimenta contemporaneamente in diverse categorie: alla fine del 1965 debutta con le vetture sport, con cui disputerà all’inizio in gare del campionato CanAm e del Mondiale Marche
12 Ore di Sebring – quattro vittorie 1967-1969 (Ferrari) -1970 (Ferrari)– 1972 (Ferrari)
24 Ore di Le Mans – tre podi 3-1983 – 2-1995 – 3-1996 – Nel 1966 guida la Ford GT40
500 miglia di Daytona Nascar . vittoria 1967
Formula 1
Scuderie: Lotus 1968-1969- March 1970 – Ferrari 1971-1972 -Parnelli 1974-1975 – Lotus 1976-1980 – Alfa Romeo 1981 – Williams 1982 – Ferrari 1982
Mondiali vinti 1 (1978 Lotus)
GP disputati 131 – GP vinti 12 – Podi 19 – Pole position 18 – Giri veloci 10
USAC Stagioni 1964-1984
Mondiali vinti 3 (1965, 1966, 1969)
GP disputati 206 – GP vinti 33 – Podi 77 – Pole position 35
Champ Car Stagioni 1979-1994
Scuderie: Penske 1979-1980- Patrick Racing 1981-1982-Newman-Haas Racing 1983-1994
Mondiali vinti 1 (1984)
GP disputati 209 – GP vinti 19 – Podi 62 – Pole position 29
A Schenkenberg, presso Prenzlau, in Germania viene prodotto idrogeno grazie ad un grande impianto eolico che produce energia elettrica rinnovabile. L’idrogeno viene ottenuto mediante l’elettrolisi che scompone l’acqua in idrogeno e ossigeno a spese di questa energia elettrica, un processo completamente pulito. La potenza eolica dell’impianto è di 6 MW ed è gestito dalla Enertrag assieme alla società Vattenfall (azienda leader mondiale nel settore del grande eolico off-shore), la Total e la Deutsche Bahn (le ferrovie tedesche, che hanno come obiettivo l’impego di treni a idrogeno). Il costo dell’impianto è di 21 milioni di euro.
L’eolico, nelle condizioni di funzionamento previste nella zona particolarmente ventosa, ha una produzione di energia pressochè costante (anche di notte, a differenza dei sistemi basati sull’energia solare). Da una quantità di energia elettrica ottenuta da 0,5 MW della potenza globale di 6 MW dall’impianto, vengono prodotti 12 Kg di idrogeno all’ora. Con questa quantità di idrogeno due vetture a idrogeno percorrono 600 km. La produzione di idrogeno dell’impianto eolico, nel corso di 10 ore, è quindi sufficiente per far percorrere la stessa distanza a venti auto a idrogeno. Anche nei pressi dii Amburgo, l’idrogeno viene prodotto mediante elettrolisi in loco presso una stazione di idrogeno e fornito ad auto e autobus a idrogeno, per una mobilità senza emissioni. L’impianto può fornire fino a 750 chilogrammi di idrogeno al giorno. Questo importo è sufficiente per 20 autobus. della Hamburger Hochbahn per un trasporto pubblico pulito.
La Germania oggi produce il 35% della propria energia elettrica da fonti rinnovabili e si propone di raggiungere nel 2050 l’80% di rinnovabile.
Un fornitore di gas nei Paesi Bassi, il Gruppo Holthausen, afferma di aver modificato una Tesla Model S, con una powertrain a idrogeno a fuel cells.
Il fondatore della società ha annunciato che il progetto è stato denominato Hesla,come suggerisce il nome, una Tesla a idrogeno. Il veicolo di partenza era di seconda mano e la modifica consiste nell’aggiungere alla powertrain elettrica del modello S un sistema a fuel cells a idrogeno con un a peso minimo, raddoppiando l’autonomia.
Uno dei problemi più difficili da superare è stato integrare la gestione elettomeccanica della Tesla di partenza con la powertrain elettro-idrogeno aggiunta. Max Holthausen, uno degli ingegneri dell’azienda, ha definito la gestione elettronica della Tesla “un grande labirinto”. Secondo l’azienda, la Tesla non accetta energia da una fonte esterna a quella prevista di serie. Però è stato moificato il software per permettere al sistema di riconoscere la nuova fonte di alimentazione. E’ stata questa la sfida per rendere funzionale il sistema Hesla che combina la powertain elettrica del modello S di Tesla con quello a fuel cells previsto dalla Holthausen .
L’Hesla ora ha due principali fonti di energia, una è il sistema di batterie di bordo originali della Tesla e l’altra ottenuta dall’idrogeno immagazzinato nei serbatoi montati nel veicolo e utilizzato per azionare le fuel cells. L’idrogeno viene infatti immesso in una cella a combustibile per assicurare ulteriore carica alle batterie, consentendo così di raggiungere fino a 1.000 chilometri partendo da una carica completa delle batterie della Tesla e da un rifornimento di idrogeno. Tuttavia, è importante notare che il rifornimento di idrogeno non è ancora diffuso. Ad esempio, negli Stati Uniti, ci sono solo 39 stazioni pubbliche di rifornimento di idrogeno che coprono solo quattro stati e 32 in Germania.
Il sistema a idrogeno fuel cells della Hesla
Per quanto riguarda il costo la trasformazione comporta 58.000 dollari aggiuntivi al costo del veicolo. Questo porterebbe per esempio ad un costo totale dopo la trasformazione, nel caso del modello S P100D, ai 205.000 dollari. I sistemi di trazione idrogeno a celle a combustibile a idrogeno sono ancora costosi ma ciò cambierà nel prossimo decennio.
Il Gruppo Holthausen nella persona soprattutto del giovane Max Holthausen (18 anni, un discendente del gruppo Holthausen) e di Hoogezand l’uomo che ha reso possibile la trasformazione in alta tecnologia della vettura Tesla di partenza, sta lavorando per perfezionare il suo prototipo.
Il giovane Holthausen, che segue personalmente le attività idrogeno della Holthausen Clean Technology, una divisione dell’azienda di famiglia afferma “Volevo dimostrare che il meglio dei due mondi, elettricità e idrogeno, può andare molto bene insieme.Non mi aspettavo davvero che questa macchina attirasse così tanta attenzione. Sono stato appena chiamato da compagnie svedesi e australiane. Intervenire sulla Tesla non è stato facile.Questa macchina ha un sacco di elettronica e software molto complicato a bordo. Il software non voleva accettare le nostre modifiche. Ci è voluto molto sforzo, ma poi tutto ha funzionato” Cosa ne pensa il capo Tesla Elon Musk di questo? “Non ho nessuna risposta dall’America. Ho sentito da Tesla Europe che a loro la soluzione piace. So che Musk sarà presto nei Paesi Bassi. Mi piacerebbe parlare con lui e mostrargli la mia Hesla. “
Il kit di conversione è stato chiamato “Hesla” e l’esperienza con Tesla è esportabile su qualsiasi altro veicolo elettrico che sia dotato di uno spazio sufficiente e a costi anche minori. L’acquirente può portare la propria auto elettrica ad avere un notevole incremento dell’autonomia. I vantaggi immediati sono: il tempo di rifornimento molto veloce e, ovviamente, l’enorme aumento dell’autonomia che rende più lunghi gli intervalli tra i vari riforniment.
La rete H2 di stazioni di rifornimento idrogeno della Germania sta crescendo ad un ritmo importante. Dopo l’apertura di stazioni a Wiesbaden ed a Francoforte Daimler, Shell e Linde hanno commissionato altre due stazioni di rifornimento idrogeno a Sindelfingen e Pforzheim. Ciò porta il numero di stazioni per rifornire di carburante le automobili ad idrogeno a in Baden-Württemberg a nove, rendendo la regione leader H2 della Germania. I nuovi siti si trovano comodamente sulle autostrade A8 (Pforzheim) ed A81 (Sindelfingen), punti chiave per i percorsi di traffico nella Germania sud-occidentale. La stazione H2 di Sindelfingen si trova in prossimità dello storico impianto di produzione di veicoli Daimler, che ospita il centro di ricerca e sviluppo dell’azienda.
Daimler è il costruttore delle due stazioni di idrogeno; la loro innovativa tecnologia di rifornimento proviene dalla società Linde. Le due società sono partner della joint venture H2 Mobility, che sta lavorando per espandere l’infrastruttura di idrogeno in Germania.
La Germania ha attualmente un totale di 32 stazioni di rifornimento di idrogeno in servizio, sponsorizzate dal governo tedesco tramite il suo programma nazionale di innovazione per l’idrogeno. Complessivamente, il governo tedesco ha contribuito con 1,8 milioni di euro alla costruzione delle due nuove stazioni. Il piano è quello di avere 100 stazioni di rifornimento.
Le due stazioni di idrogeno più recenti di Baden-Württemberg presentano una tecnologia all’avanguardia e un’esperienza di rifornimento di carburante per i conducenti, simile ai veicoli convenzionali. Il processo di rifornimento richiede tra tre e cinque minuti. Sindelfingen e Pforzheim hanno la capacità di servire 40 auto a idrogeno ogni giorno.
Alcuni produttori come Toyota e Hyundai già offrono tali veicoli, con un’autonomia compresa tra 500 e 700 chilometri. Daimler AG presenterà entro breve la sua ultima generazione di veicoli sulla base della Mercedes-Benz GLC .
Altre stazioni di idrogeno sono attualmente in fase di progettazione o sono in costruzione in Germania. Per esempio, le stazioni di ricarica a Wendlingen, Karlsruhe, Monaco di Baviera, Brema e Kassel saranno inaugurate a breve.
Le dichiarazioni:
Norbert Barthle, segretario di Stato parlamentare presso il ministro federale per il traffico e l’infrastruttura digitale: “L’elettromobilità con le celle a combustibile significa mobilità pulita, rifornimento rapido e lunga autonomia. Per avere queste vetture sulle nostre strade, abbiamo bisogno di una grande rete di rifornimento H2 in Germania – nelle aree metropolitane, lungo le nostre autostrade e ovunque. L’integrazione delle stazioni H2 nelle stazioni di servizio convenzionali è un passo importante “.
Jochen Hermann, responsabile CASE e sviluppo e-Drive, Daimler AG: “Il nostro nuovo veicolo a celle a combustibile basato sul Mercedes-Benz GLC è sul blocco di partenza. Naturalmente, perché diventi una vera alternativa per i clienti, è necessaria una rete completa di stazioni di servizio H2.
Stijn van Els, Presidente e CEO, Shell Deutschland Oil GmbH: “L’idrogeno è una tecnologia molto promettente. Ci aspettiamo che questo sistema di propulsione alternativa abbia un ruolo sempre più importante in mercati come la Germania, l’Inghilterra, il Benelux e gli Stati Uniti. In Shell, abbiamo questo come target.”
Markus Bachmeier, responsabile delle soluzioni idrogeno, Linde AG: “Grazie a numerose nuove aperture negli ultimi mesi e anni, Baden-Württemberg è oggi la regione di idrogeno numero uno della Germania. Possiamo anche aumentare la capacità di rifornimento delle nostre stazioni secondo le necessità, perciò sentiamo che l’infrastruttura locale è ben attrezzata per l’imminente lancio di nuovi modelli attraenti di veicoli a celle a combustibile. Continueremo inoltre a lavorare con i nostri partner per accelerare la costruzione della rete in tutta la Germania e oltre”.
Fonte: Shell Deutschland Oil GmbH:- Daimler AG
Le 32 attuali stazioni di rifornimento di idrogeno in Germania (un grigio quelle in progetto)
Una delle nuovissime Nexo a idrogeno a Bolzano presso la stazione H2 della IIt
Hyundai Motor Group, che comprende i brand automotive Hyundai Motor Company e Kia Motors Corporation, ha annunciato la propria roadmap verso l’idrogeno ‘FCEV Vision 2030’.
Il Gruppo incrementerà in maniera importante la capacità produttiva di sistemi idrogeno a fuel cells (celle a combustibile) fino ad arrivare a 700.000 unità all’anno nel 2030, ed esplorerà nuove opportunità dei sistemi fuel cell sviluppati in proprio per altre realtà del mondo dei trasporti (oltre alle auto, anche droni, navi, treni, muletti etc.).
“Espanderemo il nostro intervento anche oltre all’industria automotive e giocheremo un ruolo chiave nel passaggio del Mondo verso l’energia pulita, rendendo la tecnologia idrogeno sostenibile anche economicamente” ha dichiarato Euisun Chung, Executive Vice Chairman di Hyundai Motor Group “Protagonista di questa decisa sterzata verso la mobilità a idrogeno sarà la nostra divisione divisione Hyundai Mobis, specializzata nelle nuove tecnologie”
Euisun Chung, Executive Vice Chairman di Hyundai Motor Group e la Nexo a idrogeno
La “HFCEV Vision 2030” della Hyundai Motor Group porterà il gruppo e i suoi fornitori a investire circa 7,6 trilioni di won sudcoreani (circa 5,5 miliardi di euro) per ricerca e sviluppo delle strutture dedicate alle tecnologie idrogeno entro il 2030, il che genererà approssimativamente 51.000 posti di lavoro. La produzione raggiungerà 500.000 unità all’anno di veicoli a idrogeno e si stima che la domanda mondiale di auto a idrogeno arriverà a 2 milioni di unità all’anno nello stesso periodo.
La divisione Hyundai Mobis Co. che produce i sistemi fuel cell ha già aperto un secondo sito produttivo a Chungju (Corea del Sud) per aumentare la capacità di produzione di sistemi di propulsione elettrochimica fuel cells a 40.000 unità entro il 2022, contro le attuali 3.000.
Il costruttore sudcoreano ha lanciato lo scorso anno la Hyundai NEXO, seconda generazione di veicoli a idrogeno dopo la ix35 fuel cell introdotta sul mercato nel 2013. NEXO è un suv a idrogeno fuel cells e nasce su una nuova piattaforma dedicata alla mobilità a idrogeno, che migliora la generazione precedente sotto numerosi aspetti come peso, spaziosità dell’abitacolo ed efficienza.
Hyundai Motor Group affinerà ulteriormente il sistema di celle a combustibile utilizzato da NEXO per diversificare la gamma di veicoli a idrogeno e rispondere alle richieste di diversi segmenti dell’industria. A questo scopo il Gruppo ha costituito anche una divisione dedicata al supporto tecnico e del business mondiale in ambito fuel cell.
In occasione del World Economic Forum 2019, l’appuntamento annuale di respiro mondiale che si svolge a Davos, Mr.Chung è stato nominato co-presidente dell’Hydrogen Council, la coalizione globale di oltre 50 aziende che operano negli ambiti energetici e del trasporto, sostenitrici dell’idrogeno. Durante il Forum, Mr.Chung assieme a Benoit Potier presidente di Air Liquide, la più grande azienda multinazionale produttrice di idrogeno, ha affermato che la Hydrogen Council, con le sue 50 grandi aziende, è molto determinata ad accelerare la realizzazione di una società a idrogeno e a zero emissioni.
Cosma Panzacchi, Executive Vice President Hydrogen Business Unit, della Snam S.p.A. ha presentato a Trieste l’Hydrogen Innovation Center di Snam, una delle principali società di infrastrutture energetiche al mondo. E’ il primo polo di eccellenza nazionale per le tecnologie dell’idrogeno e si pone l’obiettivo di aggregare partner industriali e centri di ricerca universitari per accelerare lo sviluppo del settore e contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici nazionali ed europei nell’ottica del piano nazionale Idrogeno e Transizione Energetica previsto dal PNRR con i fondi UE. Il progetto punta alla promozione di politiche a sostegno dello sviluppo dell’idrogeno, allo scouting di tecnologie H2 e al design di business models innovativi e di progetti pilota. L’evento ha visto la partecipazione del Ministro dello sviluppo economico Giorgetti. “Per chi come noi ha scritto in questi giorni il PNRR, visitare un Centro come questo significa vedere il PNRR già nato” ha affermato il Ministro Giorgetti a commento dei progetti presentati durante la visita in Area Science Park di Trieste che ospita il progetto “Questa è una realtà che funziona, attiva sul fronte del trasferimento tecnologico alle imprese e rappresenta un punto di riferimento e un esempio da emulare. Come MISE e MIUR stiamo lavorando alla strategia di governance per la messa in atto del PNRR e dobbiamo evitare la dispersione delle risorse. Occorre massimizzare questa occasione storica, evitando la polverizzazione e le pressioni localistiche. Qui in Friuli Venezia Giulia ho incontrato una realtà a cui ispirarsi per tradurre in fatti quelli che oggi sono dei desideri”.
Durante la visita del Ministro Giorgetti, Cosma Panzacchi ha inoltre annunciato che Snam è pronta ad avviare in Friuli Venezia Giulia la sede del suo centro nazionale per l’innovazione sull’idrogeno: l’hub che nascerà in Regione collaborerà con atenei, istituti di ricerca e startup del territorio.
“Siamo onorati di aver avuto l’opportunità di raccontare il sistema Area Science Park al Ministro Giorgetti – ha poi affermato il Presidente di Area Science Park, Caterina Petrillo. “ Le sue parole di apprezzamento nei nostri confronti ci rendono particolarmente orgogliosi. Essere stati citati come una realtà da emulare, un modello di riferimento anche per le possibili applicazioni del PNRR è per noi la dimostrazione concreta del lavoro che da anni svolgiamo quotidianamente, lavorando per creare opportunità di sviluppo condiviso tra il mondo della ricerca e dell’impresa”. Il progetto è finalizzato a promuovere la transizione energetica sul territorio regionale, facendo leva su soluzioni innovative come l’idrogeno e il biometano, favorendo la mobilità sostenibile, anche in ottica portuale e aeroportuale, e la riqualificazione energetica degli edifici. In base all’accordo, la Regione e Snam collaboreranno in primo luogo per supportare la crescita della filiera dell’idrogeno, avviando attività di ricerca e innovazione anche tramite lo sviluppo di un polo di competenze nella regione. La collaborazione potrà inoltre focalizzarsi sullo studio di progetti aventi come oggetto la decarbonizzazione di porti e aeroporti, la realizzazione di impianti di produzione di biometano, la promozione della mobilità sostenibile a CNG (gas naturale compresso), LNG (gas naturale liquefatto) e biometano per i trasporti urbani e interurbani oltre all’efficientamento energetico e la riqualificazione profonda di immobili pubblici quali scuole, ospedali, RSA, uffici pubblici e abitazioni private.
Il Presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha dichiarato: “Quella sottoscritta oggi dall’Amministrazione regionale è un’intesa che proietta il Friuli Venezia Giulia in una dimensione fortemente innovativa in termini di sostenibilità ambientale e di sviluppo sostenibile. Si tratta di iniziative mirate riconducibili a un unico obiettivo, quello di investire nella transizione energetica”.
L’Amministratore Delegato di Snam, Marco Alverà, ha commentato: “Con questo accordo mettiamo a disposizione del Friuli Venezia Giulia le nostre competenze nella realizzazione di iniziative per la transizione energetica, favorendo l’utilizzo di nuove rinnovabili come l’idrogeno e il biometano, supportando la mobilità sostenibile e contribuendo alla riqualificazione delle città attraverso l’efficientamento energetico. Questi settori saranno cruciali per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione nazionali ed europei, dando impulso all’economia circolare e creando al contempo occasioni di sviluppo economico e occupazione. In questo percorso è essenziale la collaborazione tra aziende, istituzioni e territori”.
Faber industrie spa, è un’azienda italiana di Cividale del Friuli leader mondiale nella produzione di bombole, serbatoi e sistemi per lo stoccaggio di gas ad alta pressione per l’energia pulita e per il settore dei gas tecnici.
L’azienda, che occupa circa 400 persone sta registrando una crescita esponenziale nel mercato dell’idrogeno che era un suo settore di nicchia fino a tre anni fa, mentre questo settore ha registrato un fatturato sempre maggiore: del 60% ogni anno (da 6 milioni di euro nel 2020 sugli 83,2 di fatturato, nel 2021 punta a superare i 10 milioni, oltre il 12 % del suo fatturato precedente).
«Un ottima perforance sia dal punto di vista economico-finanziario che patrimoniale – afferma l’amministratore delegato, Giovanni Toffolutti – nonostante la situazione difficile dovuta al Covid-19. Nel 2020 l’azienda è rimasta sempre in prima linea. Non ci siamo mai fermati, neppure durante il lockdown”.
Faber ha continuato a investire in ricerca e sviluppo. Quasi 8 milioni di euro nel 2020 sono stati destinati al miglioramento della produzione e della qualità del prodotto, all’efficientamento energetico, al controllo e gestione della produzione. Altri 2,5 milioni sono stati investiti per la riorganizzazione della controllata Tough Components, sempre di Cividale che produce particolari in acciaio anche per movimento terra ed ulteriori importanti risorse per la ristrutturazione della controllata tailandese Chalybs che fornisce cilindri e loro parti.
Inoltre gli investimenti in Industria 4.0 con il progetto Mes che porterà all’interconnessione digitale di tutte le macchine produttive al sistema gestionale consentendo così all’azienda di misurare in tempo reale l’efficienza di ciascun centro di lavoro.
Il Ceo ing. Giovanni Toffolutti e i prodotti Faber – foto Nordest economia
Per quanto riguarda l’idrogeno, Faber è leader nelle tecnologie per il suo stoccaggio in alta pressione – dallo stoccaggio per impieghi stazionari del gas a quelli per il trasporto e la mobilità – acquisendo importanti contratti di fornitura con diverse importanti realtà mondiali grazie anche al recente sviluppo di prodotti e sistemi ad altissimo livello tecnologico e qualitativo per lo stoccaggio dell’idrogeno.
“Nel 2020 – conferma Toffolutti – i ricavi derivanti dai prodotti collegati alle tecnologie dall’idrogeno sono quasi raddoppiati rispetto al 2019 e nel 2021, abbiamo l’obiettivo di superare, con i prodotti dedicati all’idrogeno, il 10% sui ricavi totali”.
L’idrogeno verde potrebbe essere la fonte energetica alternativa protagonista nella lotta al cambiamento climatico, verso un futuro ad emissioni zero per il nostro pianeta.
I paesi di tutto il mondo guardano all’idrogeno verde come una priorità per il fabbisogno energetico, aumentando gli investimenti per cogliere le grandi opportunità che esso rappresenta nei settori del trasporto e della mobilità, delle applicazioni industriali energivore, per il riscaldamento delle case e più in generale come vettore per lo stoccaggio di energia rinnovabile non programmabile.
Il mondo rivolge quindi l’attenzione all’idrogeno e allo slancio senza precedenti che sta vivendo questa tecnologia per le notevoli implicazioni green, in un nuovo orizzonte di sostenibilità ambientale e di decarbonizzazione industriale.
Per Faber Industrie, il coinvolgimento in questo processo evolutivo e globale costituisce un percorso naturale, basato sulla grande esperienza acquisita a tutt’oggi.
Fonte: Faber industrie – Press office
FORM PER RICHIESTA INFORMAZIONI SUI SISTEMI DI ACCUMULO IN PRESSIONE PRODOTTI DALLA FABER INDUSTRIE