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HYRAZE LEAGUE: La nuova serie racing a idrogeno fuel cells

Stoccarda, agosto 2020 – Quando la HYRAZE League sarà lanciata nel 2023, sarà la prima serie di corse automobilistiche al mondo a utilizzare l’idrogeno prodotto in modo ecologico come fonte di energia. Segna la nascita di una forma di sport motoristico praticamente a emissioni zero, sicuro e sostenibile, che offre un intrattenimento all’avanguardia. Le gare si svolgeranno con auto a idrogeno da 800 CV. L’energia per la trasmissione a zero emissioni è fornita dall’idrogeno verde, che viene convertito in elettricità nelle celle a combustibile dell’auto, che azionano quattro motori elettrici. ADAC e.V., DEKRA SE, DMSB e.V., HWA AG, Schaeffler AG e WESA hanno unito le loro forze per presentare il futuro dello sport motoristico sostenibile.
Anche il sistema frenante delle vetture a quattro ruote motrici sarà unico di questo tipo nelle corse automobilistiche internazionali. La polvere dei freni viene catturata nell’auto e successivamente smaltita in modo neutro per l’ambiente. Anche gli pneumatici speciali sviluppati a partire da materie prime rinnovabili riducono l’usura e la quantità di inquinamento da polveri sottili.
Le parti del telaio sono realizzate in un composito di fibre naturali e possono essere progettate liberamente dai team. Una chiara regolamentazione dell’aerodinamica garantisce che non si verifichi alcuna costosa competizione aerodinamica, nonostante la libertà di progettazione dei telai. La HYRAZE League vule essere una forma di sport motoristico sostenibile, rispettosa dell’ambiente e guidata dalla tecnologia, che garantisce praticamente pari opportunità a dilettanti e professionisti.
Diversi partner forti stanno raccogliendo la sfida di sviluppare insieme questo progetto rivoluzionario, al fine di riallineare le corse automobilistiche con lo spirito del tempo.
La serie di gare prevede di rinunciare alla deportanza: questo renderà più facile il sorpasso e garantirà l’azione in pista. La mancanza di deportanza significa distanze di frenata più lunghe, il che va a vantaggio del recupero energetico ottimizzato attraverso la rigenerazione. L’energia raccolta durante la frenata viene accumulata in batterie compatte e ad alte prestazioni. Ciò significa massima efficienza e allo stesso tempo risparmio di risorse.
DEKRA e DMSB hanno sviluppato parametri di sicurezza specifici per questo tipo di gare. L’attenzione si è concentrata principalmente sulla protezione dei componenti a idrogeno, dei piloti e degli spettatori. Gli elementi flessibili dissipano l’energia in caso di incidente, mentre una struttura in carbonio estremamente rigida protegge efficacemente il serbatoio dell’idrogeno in fibra di carbonio da qualsiasi collisione.


Schaeffler, fornitore leader mondiale del settore automobilistico, è coinvolto nel progetto in qualità di partner innovativo e tecnologico per i motori elettrici e lo sterzo. Il sistema steer-by-wire implementato nell’auto gestisce lo sterzo attraverso impulsi elettronici. Questo permette di eliminare completamente il collegamento meccanico del piantone dello sterzo – una grande innovazione per l’automotive. La HYRAZE League vuole applicare le più recenti tecnologie anche per dare un importante impulso al trasferimento tecnologico, rendendo così la piattaforma di sviluppo ideale per la mobilità del futuro.
Hermann Tomczyk, presidente dell’ADAC Sports che organizza ogni anno più di 2500 eventi motoristici:
“Siamo stati immediatamente colpiti dal concetto visionario della HYRAZE League. La combinazione di corse automobilistiche reali con le nuove tecnologie. La HYRAZE League è un vero e proprio passo pionieristico nel mondo degli sport motoristici e permetterà a un ampio gruppo target di sperimentare tecnologie affascinanti e orientate al futuro-.
Fondata nel 1925 a Berlino come “Deutschen Kraftfahrzeug-Überwachungs-Verein e.V.”, DEKRA è diventata una delle organizzazioni di esperti leader a livello mondiale. Quasi 44.000 collaboratori sono impiegati in circa 60 paesi dei cinque continenti. Con esperti qualificati e indipendenti, DEKRA lavora per rendere il mondo più sicuro – sulle strade, sul lavoro e a casa.
Clemens Klinke, membro del consiglio di amministrazione di DEKRA:
“Il nostro coinvolgimento nella HYRAZE League è un’estensione dell’impegno nel settore degli sport motoristici, radicato in DEKRA da decenni. Il motorsport rimane una piattaforma ideale per il progresso tecnologico. Il progetto ci offre l’opportunità unica di promuovere lo sviluppo di competenze nel campo della tecnologia della sicurezza – un settore che sta diventando sempre più complesso. L’attenzione alla sostenibilità e al trasferimento di tecnologia verso la produzione in serie rende la HYRAZE League un’aggiunta ideale ai nostri impegni esistenti”.
La competizione sportiva ha bisogno di regole e di arbitri che garantiscano il rispetto di tali regole. Nel motorsport tedesco, questo ruolo viene assunto dal Deutscher Motor Sport Bund (DMSB): esso concede licenze per piloti e circuiti, addestra i funzionari, definisce i regolamenti, e quindi stabilisce i parametri per un motorsport sicuro ed emozionante. Dr. Gerd Ennser, membro del Comitato esecutivo del DMSB per lo sport automobilistico: “La HYRAZE League vede il lancio di un progetto pionieristico in due sensi per lo sviluppo dello sport automobilistico tedesco e internazionale: la tecnologia all’avanguardia dell’idrogeno sarà utilizzata in pista in auto estremamente sicure. Noi del Deutscher Motor Sport Bund abbiamo sostenuto il progetto fin dall’inizio, perché siamo fiduciosi che gli elementi di questa nuova serie di corse cresceranno notevolmente nei prossimi anni”. Il Gruppo Schaeffler è un fornitore leader mondiale nel settore automobilistico e industriale. Con circa 84.200 dipendenti, Schaeffler è una delle più grandi aziende al mondo, con circa 170 sedi in oltre 50 paesi. Dr. Jochen Schröder, Responsabile E-Mobility di Schaeffler “Il coinvolgimento in questa nuova serie è la soluzione perfetta per Schaeffler. Da molto tempo ci concentriamo con successo su sistemi di azionamento elettrici innovativi. Le corse automobilistiche elettrificate con tecnologia a idrogeno sono ambiziose ma assolutamente realistiche e potrebbero inaugurare una nuova era del motorsport
“Facciamo del mondo una gara migliore” – è sotto questo motto che i partner hanno messo insieme le loro competenze, per lanciare il concetto della serie da corsa e del prototipo dell’auto da corsa a idrogeno nel 2023. Insieme, stanno passando al prossimo passo.

Fonte: HYRAZE LEAGUE – Press office

Venezia a idrogeno

Venezia, l’area portuale di Marghera e la laguna veneta saranno in Italia le prime location protagoniste per la transizione verso l’idrogeno. L’Hydrogen Park di Marghera è un progetto ormai di prossima realizzazione. Risale ai primi anni 2000 ma era stato fermato per la crisi del 2009. L’ambizioso obiettivo è ora quello di costituire il riferimento energetico e tecnologico per lo sviluppo dell’impiego del vettore idrogeno nella mobilità sia su acqua all’interno della laguna, sia quella veicolare nell’entroterra veneziano. Produrre idrogeno e distribuirlo anche mediante almeno un punto di rifornimento per la mobilità autostradale sull’asse Padova-Trieste da realizzare con Eni. Assieme alla esistente stazione di Bolzano ed a quelle in programma a Verona, Modena, Milano e verso Firenze, il polo di Venezia darebbe un notevole contributo allo sviluppo di una mobilità a idrogeno nazionale, che richiede una stazione ogni circa 500 km per assicurare il rifornimento alle auto a idrogeno. Per la mobilità in laguna è già stato realizzato il primo battello a idrogeno e fuel cells dalla società Alilaguna per il servizio di trasporto pubblico.

L’Eni e il Comune di Venezia sono stati coinvolti dalla Toyota per realizzare la stazione di rifornimento di idrogeno che riforniranno 10 Toyota Mirai a idrogeno oltre ad alcuni autobus pubblici che faranno servizio nell’interland veneziano. Il sindaco Brugnaro si è recato per questo progetto in Giappone dove ha potuto vistare la Toyota e le linee di produzione delle Mirai a idrogeno prima di siglare l’intesa.

Comune e Città Metropolitana di Venezia, Eni e Toyota hanno già firmato l’accordo finalizzato alla realizzazione di una stazione di rifornimento a idrogeno. L’accordo prevede che Eni renda operativa la stazione in uno dei propri distributori nel territorio comunale veneziano. Toyota metterà a disposizione una flotta di 10 “Mirai”a idrogeno fuel cells.
L’accordo si inserisce nel quadro della collaborazione già avviata da Toyota, Eni, Comune e Città metropolitana di Venezia per la realizzazione di un progetto sperimentale finalizzato alla promozione della mobilità sostenibile e a basse emissioni nel territorio veneziano.

«Si tratta di un segno importante e tangibile dell’impegno che l’amministrazione comunale sta prendendo su questo fronte e per il quale vogliamo congratularci, rinnovando l’impegno e la disponibilità a lavorare insieme con la città di Venezia a progetti concreti per una diffusione dell’idrogeno» ha precisato Andrea Carlucci , ad di Toyota Italia. «L’unione e la comunanza di intenti tra Toyota e la città di Venezia ha l’obiettivo di favorire la realizzazione di un sistema di mobilità urbana sostenibile per il comune, basato sull’impiego della tecnologia ibrida e a idrogeno, delle quali Toyota Motor Italia è leader mondiale L’augurio è di vedere presto circolare a Venezia, così come nel resto d’Italia, le prime vetture a idrogeno e non solo, dal momento che le fuel cell possono essere installate senza problemi anche su autobus, imbarcazioni ed altri mezzi di trasporto».

Ma la laguna offre anche energia diretta con le sue maree. E’ in corso una sperimentazione in laguna per trasformare l’enorme energia potenziale dell’acqua della laguna (che si trasforma in energia cinetica nel corso delle maree) per ottenere energia elettrica che può trasformare l’acqua in idrogeno mediante elettrolisi. Sarebbe la stessa acqua della laguna filtrata e demineralizzata. Il sistema industriale di Marghera infine, è particolarmente adatto a fornire ad utenze veicolari e stazionarie idrogeno pulito da plastiche e rifiuti mediante processi chimici puliti e come prodotto collaterale di trasformazioni petrolchimiche dall’etilene. Lo sviluppo del polo veneziano dell’idrogeno avviene grazie ad una elevata disponibilità dello stesso che in Itala si ha solo a Marghera.

Ma attorno a questa risorsa di origine industriale, Venezia sta pensando anche a soluzioni green (oltre alle maree), grazie alla enorme disponibilità di sole durante la stagione primaverile (fino all’autunno inoltrato per i cambiamenti climatici in atto). Questa disponibilità di sole e la presenza di numerose isole disabitate in laguna stanno suggerendo di fare ricorso a sistemi solari a concentrazione (che occupano grandi superfici come avviene in Spagna) con l’accumulo dell’idrogeno, prodotto da elettrolisi quindi sia mediante energia elettrica dal sole oltre che dalle maree. Ponendo un focus speciale su sistemi di accumulo innovativi dell’idrogeno all’interno di materiali speciali come gli idruri metallici.

FONTE: ANSA

Il “programma idrogeno” italiano nel Recovery Fund in arrivo dalla U.E.

Più rinnovabili e idrogeno nelle proposte per il Recovery Plan inviate a Palazzo Chigi del ministero dello Sviluppo economico. Il governo italiano ha riunito le aziende italiane del settore, chiedendo loro come dovrebbero essere spesi nel settore energetico i soldi in arrivo del Recovery Fund. Le audizioni si sono svolte nei giorni scorsi alla Camera.

Eni, Enel e Snam vogliono utilizzare le risorse del Recovery Fund per virare decisamente l’Italia verso l’idrogeno e le energie rinnovabili. Vediamo in che modo..

ENEL

Enel punta sulle rinnovabili. In particolare c’è più eolico e più fotovoltaico. L’azienda, che nel 2019 ha prodotto il 52% di elettricità da forti rinnovabili, propone che l’eolico debba raddoppiare. “Dobbiamo installare nuovi 10000 megawatt di pale eoliche in Italia”, ha spiegato in audizione alla Camera Carlo Tamburi, direttore Italia di Enel e amministratore delegato e presidente di Enel.

“E molto di più dev’essere fatto per il fotovoltaico” ha aggiunto Tamburi, che ha sottolineato al Governo la necessità che le autorizzazioni per i nuovi impianti arrivino in tempi rapidi. Enel chiuderà tutti i suoi impianti a carbone in Italia entro il 2025, spingendo ed investendo sul fronte delle energie rinnovabili “I soldi del Eecovery Fund rappresentano fondi di natura nuova” spiega Tamburi, sottolineando il fatto che si tratta di ulteriore denaro che Enel spenderebbe oltre a quanto già programmato nel piano industriale dell’azienda. Tra i progetti ne spiccano in particolare due: 1) il potenziamento dell’impianto fotovoltaico di Catania, che passerebbe da 200 a 2000 megawatt, e 2) l’utilizzo delle fonti rinnovabili Enel per produrre idrogeno pulito sia per alimentare in parte ex Ilva di Taranto, sia per nuovi progetti di mobilità a idrogeno su strada e su mare. “Pensiamo che tutta la mobilità delle navi, da crociera e commerciali, possa essere totalmente elettrificata. Questo è un tema che potrebbe, con Spagna e Grecia, fare un grande polo del Mediterraneo della navigazione sostenibile”- ha detto Tamburi.

ENI

Per ENI la sfida tecnologica è quella di trovare scoprire nuove tecnologie per portare il verso uno scenario energetico più sostenibile. “Dobbiamo eliminare l’80% della CO2 prodotta” ha sostenuto Lapo Pistelli, direttore degli affari pubblici di Eni. Tre gli obiettivi. “Il primo è il progetto di cattura, uso e stoccaggio della Co2 per la decarbonizzazione del sistema energetico mondiale, europeo e anche nostro. Il secondo è produrre energia elettrica senza emissioni di CO2 grazie all’idrogeno “blu”. L’Eni ha avviato un progetto di produzione di idrogeno dal sole, vento e maree su una piattaforma off-shore al largo di Ravenna riconvertita (prima serviva per il petrolio). Europa scommette molto sull’idrogeno, e l’Eni può produrre l’idrogeno per nuove finalità (stazionarie e trasporti). Questa produzione può essere messa a disposizione dei clienti finali anche grazie a scambi virtuali con certificazioni. “Nel secondo progetto” – aggiunge Pistelli – “che vogliamo dedicare alle isole minori del nostro Paese, è previsto lo sfruttamento del moto ondoso per produrre e fornire energia elettrica non soltanto quando il mare è agitato, grazie anche all’accumulo dell’energia elettrica sottoforma di idrogeno. Potrebbe aiutare a liberare le isole minori dalla dipendenza da energia elettrica prodotto finora da gasolio. Sono progetti già pronti non futuri. Queste tecnologie sono mature e sicure”. Il terzo tema caro ad Eni è quello della decarbonizzazione dei trasporti, che passa attraverso lo sviluppo e l’utilizzo di carburanti più green come l’idrogeno da rinnovabili e i biocarburanti non fossili. A Venezia Eni ha già programmato la realizzazione di una stazione di rifornimento di idrogeno di concerto con il Comune della Città lagunare per fra circolare le prime 10 auto a idrogeno che saranno fornite dalla Toyota (le Toyota Mirai a fuel cells)

SNAM

Snam, che negli ultimi anni si è fatta promotrice dell’idrogeno rinnovabile. Snam è a lavoro per supportare la crescita della filiera italiana dell’idrogeno, attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie per favorirne l’impiego in molteplici settori, a partire dall’industria fino ai trasporti sia su terra che su acqua. La Snam gestisce la rete nazionale del metano e si appresta a preparare la necessaria infrastruttura per la distribuzione e per il rifornimento stradale dell’idrogeno da rinnovabili.

Il nuovo strumento presentato mercoledì dalla Commissione europea che propone di destinare almeno 100 miliardi su 750 del nuovo bilancio dell’Unione europea 2021-2027 verso la transizione ecologica. Il 25%, circa 275 miliardi in sette anni. dovrà essere spesso nei programmi europei per mobilitare gli investimenti sostenibili. Il nostro Mise intanto, nelle proposte per il Recovery Plan, propone di investire un miliardo di euro e la creazione di una piattaforma coordinata di ricerca e sperimentazione prototipale sulle tecnologie di produzione e stoccaggio dell’idrogeno. La piattaforma sarà sviluppata da in collaborazione con le Università, enti di ricerca e imprese come Enel, Eni, Snam e diverse altre che in Italia che stanno già sviluppando progetti ed attività sperimentali a idrogeno da rinnovabili.

Fonte: Pubblicazione delle Audizioni alla Camera

 

i Hydrogen NEXT: L’auto a idrogeno a fuel cells della BMW

BMW e Toyota stanno collaborando allo sviluppo dei veicoli di prossima generazione basati su celle a combustibile a idrogeno. Si tratta del progetto BMW “iHydrogen NEXT”, che prende come base di sviluppo l’attuale SUV BMW X5 alimentandolo con tecnologie a celle di combustibile. Lo sviluppo, assieme a Toyota Motor Corporation, prevede il debutto nel 2022 su una serie di veicoli di test.

La powertrain (sistema di trazione) a idrogeno fuel cells della BMW Next

“La tecnologia a celle di combustibile potrebbe diventare agevolmente il quarto pilastro del nostro catalogo di motorizzazioni sul lungo periodo. I modelli di fascia più alta nella nostra popolare famiglia X sarebbero candidati particolarmente ideali” ha commentato Klaus Fröhlich, membro del Consiglio di Amministrazione di BMW AG, Ricerca e Sviluppo. Nel futuro più prossimo i clienti BMW potranno scegliere tra quattro tipi di alimentazioni e motori e ciascuno rappresenta un pilastro della strategia BMW: combustione interna, ibrido plug-in, elettrico puro ed elettrico a idrogeno e celle di combustibile (fuel cells). La sfida è mantenere per tutte e quattro le categorie le dinamiche di guida per cui i veicoli BMW sono conosciuti.

Le celle a combustibile del progetto BMW iHydrogen NEXT sono capaci di sviluppare fino a 170 cavalli (125kW) sfruttando le reazioni chimiche tra idrogeno e ossigeno. Il veicolo sarà inoltre dotato dell’unità BMW eDrive di quinta generazione, che farà il proprio debutto nella prossima BMW iX3 EV, con un ulteriore pacco batteria collocato al di sopra di un motore elettrico. Con una potenza complessiva di 374 cavalli, iHydrogen NEXT promette prestazioni consistenti a bassissimo impatto ambientale. Ma non si tratta solo di prestazioni ma anche di autonomia: il progetto prevede una coppia di serbatoi alla pressione di 700 bar che possono stoccare fino a sei Kg di idrogeno. “Il rifornimento richiede dai tre ai quattro minuti e la quantità di idrogeno a bordo assicura una lunga percorrenza” ha sottolineato Jürgen Guldner, vicepresidente Hydrogen Fuel Cell Technology e Vehicle Projects per BMW Group. Il numero estremamente limitato di stazioni di rifornimento ad idrogeno è per ora un problema, ma la BMW sembra comunque più attenta all’aspetto delle risorse da fonti rinnovabili per la produzione dell’idrogeno: “Nella nostra visione l’idrogeno come fonte energetica deve essere prodotto in quantità sufficienti e a prezzi competitivi usando solo energia green. BMW è inoltre coinvolta nel progetto di ricerca BRYSON in collaborazione con un consorzio di atenei e aziende per realizzare contenitori di stoccaggio di idrogeno ad alta pressione e accettabili in termini di ingombri a bordo, con un design universale per tutte le architetture di veicolo. Jürgen Guldner, VP Hydrogen in seno a BMW, è convinto che le auto elettriche alimentate a idrogeno saranno fondamentali nei prossimi decenni e ci “aiuteranno a convertire l’attuale parco auto tradizionale con vetture a zero emissioni di CO2”. Il manager non vede una vera competizione fra auto elettriche a batterie e elettriche-idrogeno a celle a combustibile. Saranno entrambe offerte ai clienti: non ci sarà bisogno che una prevalga sull’altra. Guldner però si è anche focalizzato su un altro aspetto, fondamentale diremmo: il prezzo delle auto a idrogeno. Nei piani di BMW le FCEV arriveranno a costare quanto le rivali a benzina o diesel, e questo accadrà fra il 2025 e il 2030. Oggi per lanciare con successo di vendite un modello a idrogeno, mancano le infrastrutture di ricarica, questo però – sempre secondo Guldner – non durerà ancora per molto perché nel mondo stanno proliferando le stazioni di rifornimento di idrogeno. I vantaggi offerti dall’idrogeno sono essenzialmente due: velocità di rifornimento uguale a quella della benzina e grande autonomia con un pieno, fattori chiave che potrebbero rendere più rapido il passaggio degli automobilisti all’elettrico grazie all’idrogeno e alle fuel cells.

Fonte: BMW Press

Il trattore a idrogeno cinese con controllo a distanza

ET504-H, Il trattore cinese ad idrogeno a controllo remoto autonomo grazie alla connessione 5G

Il primo trattore elettrico con celle a combustibile a idrogeno cinese è stato lanciato dall’Istituto Nazionale per l’Innovazione e la Creazione di Macchinari Agricoli a Luoyang, nella provincia centrale dello Henan per promuovere lo sviluppo di un’agricoltura intelligente. ET504-H utilizza la tecnologia di comunicazione mobile 5G, ha una modalità di guida autonoma e può essere controllato a distanza. È stato sviluppato in collaborazione con l’Istituto di Ricerca per le Attrezzature Avanzate di Tianjin, base di ricerca e sviluppo per l’industria manifatturiera avanzata di Luoyang dell’Università Tsinghua.

Il trattore ha una propulsione a idrogeno basata sulle fuel cells che producono energia elettrica per il motore elettrico centrale sincrono e per alcuni motori elettrici indipendenti che gestiscono il sollevamento e lo sterzo. La cella a combustibile a idrogeno opera quando il veicolo ha un carico ridotto, mentre una batteria al litio fornisce un’energia elettrica aggiuntiva nei sovraccarichi di lavoro. Con la tecnologia 5G, ET504-H è anche in grado di monitorare in tempo reale lo stato di funzionamento del veicolo e l’ambiente di lavoro circostante, contribuendo così a migliorare in maniera efficace l’affidabilità dell’attività agricola. Un trattore che, grazie alla trazione elettrica, oltre a contribuire al contenimento delle emissioni inquinanti in loco, sfrutta la tecnologia 5G per gestire, con il comando da remoto e la raccolta dei dati provenienti dalla strumentazione di bordo, il quadro completo dello svolgimento delle attività agricole.

Secondo Zhao Chunjiang, membro dell’Accademia Cinese di Ingegneria e direttore dell’Istituto Nazionale per l’Innovazione e la Creazione di Macchinari Agricoli, è di grande importanza che una nuova generazione di macchinari agricoli verdi e intelligenti contribuisca a promuovere lo sviluppo di un’agricoltura intelligente. Un aggiornamento tecnologico avanzato dei mezzi agricoli sicuramente offrirà una netta diminuzione delle sostanze inquinanti disperse durante la coltivazione e renderà efficienti molte attività agricole per le quali la mano d’opera oggi viene sempre a meno.

Fonte: ANSA-XINHUA

Eni produce energia elettrica green dal moto ondoso al largo nel mare di Ravenna. Possibile anche la produzione di idrogeno dal mare

Eni ha attivato al largo, nel mare di Ravenna, ISWEC (Inertial Sea Wave Energy Converter) un innovativo sistema in grado di trasformare l’energia prodotta dalle onde in energia elettrica. Questa tecnologia consentirà di riconvertire alcune piattaforme offshore desuete in basi per la generazione continua di energia elettrica rinnovabile. L’impianto pilota, installato nell’offshore di Ravenna a cura del Distretto Centro Settentrionale Eni, è integrato in un sistema ibrido smart grid unico al mondo composto da fotovoltaico e sistema di stoccaggio energetico. L’impianto ha raggiunto un picco di potenza superiore a 51 kW, ovvero il 103% della sua capacità nominale.

Questa tecnologia risulta idonea per l’alimentazione di asset offshore di medie e grandi dimensioni. Le onde sono la più grande fonte rinnovabile inutilizzata al mondo, con densità energetica estremamente elevata, alta prevedibilità e bassa variabilità, e rappresentano, quindi, una fonte di energia molto promettente per il futuro anche per la produzione green di idrogeno.

L’impegno di Eni nella ricerca di energia da fonti rinnovabili, lavorando in maniera sinergica con il Politecnico di Torino (PoliTO) e lo spin-off Wave for Energy S.r.l. con un esempio virtuoso di open innovation, ha portato all’individuazione dell’elevato potenziale derivante dal moto ondoso, riconoscendolo quale principale risorsa rinnovabile energetica non sfruttata a livello globale. La potenza disponibile dalle onde è applicabile a contesti off-grid e allo stesso tempo complementare ad altre fonti rinnovabili, per la realizzazione di un sistema energetico resiliente con zero emissioni.

Questo progetto rappresenta per Eni un ulteriore esempio concreto di integrazione tra il mondo accademico e l’impresa. Eni continua a valorizzare gli accordi di collaborazione in essere con le principali università italiane per accelerare lo sviluppo industriale di tecnologie innovative, potenziando e supportando il tessuto industriale nazionale.

Fonte: Ufficio Stampa ENI

In Giappone la più grande produzione al mondo di idrogeno dal sole

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A Fukushima, nella città di Namie, il centro Hydrogen Energy Field (FH2R) la New Energy and Industrial Technology Development Organization (NEDO), Toshiba Energy Systems & Solutions Corporation (Toshiba ESS), Tohoku Electric Power Co. Inc., e Iwatani Corporation hanno annunciato che è stata costruita  un’unità di produzione di idrogeno di 10MW alimentata a energia rinnovabile, la più grande al mondo. FH2R produce idrogeno utilizzando energia dal sole grazie ad un campo fotovoltaico con 20 Mw di potenza di picco. Si sa che la produzione di energia da solare non è costante, quindi FH2R si adatta alla domanda nella rete elettrica per massimizzare l’efficienza dell’impianto.

L’idrogeno da rinnovabili prodotto presso FH2R viene utilizzato per alimentare sistemi di celle a combustibile a idrogeno sia stazionari che per il rifornimento di automobili e autobus a fuel cells.

L’idrogeno è un accumulo concentrato di energia che può essere immagazzinata per lunghi periodi. Questa cenrale a idrogeno da rinnovabili è un esempio di come sarà in prossimo futuro la generazione e l’utilizzo dell’idrogeno da fonti energetiche rinnovabili per un ciclo di produzione completamente privo di emissioni di CO2.

Lo schema energetico a idrogeno della centrale

FH2R utilizza 20MW di energia solare in un sito fotovoltaico  di 180.000 m2 per produrre energia elettrica che occorre per l’elettrolisi dell’acqua (la scomposizione della molecola dell’acqua in idrogeno ed ossigeno) in modo da produrre 10MWh di energia che è contenuta nell’idrogeno prodotto. La centrale può produrre fino a 1.200 Nm3 di idrogeno all’ora.

La sfida più importante della centrale è quella dell’ottimizzazione dei sistemi elettrotecnico ed elettronico di gestione dell’energia dall’idrogeno prodotto grazie al sole per assicurare la migliore combinazione ottimale di produzione idrogeno e di energia elettrica per l’ alimentazione della domanda, senza l’impiego di batterie di stoccaggio.

L’idrogeno prodotto presso FH2R sarà utilizzato dagli utenti delle abitazioni e per l’alimentazione di veicoli a idrogeno della prefettura di Fukushima, dell’area metropolitana di Tokyo e di altre regioni limitrofe.

FONTE: Press releases – Toshiba Energy Systems & Solutions Corporation

Camion elettrici-idrogeno a celle a combustibile (fuel cells)

Una joint venture Nikola (Usa) – Iveco (Europa) per La rivoluzione green nei trasporti pesanti
Nikola Corp. è una azienda americana con sede a Phoenix in Arizona, che produce autocarri elettrici ed elettrici-idrogeno a celle a combustibile a emissioni zero.
L’upstart di Phoenix è già una delle società più quotate dell’Arizona, nonostante non generi ancora entrate significative e spenderà almeno 600 milioni di dollari per sviluppare una nuova fabbrica di 93.000 metri quadrati.
La società Nikola, che il presidente esecutivo Trevor Milton ha fondato nella sua abitazione sei anni fa, ha oggi ha una capitalizzazione di borsa superiore a 13 miliardi di dollari
Nikola ha l’obiettivo di costruire i camion elettrici del futuro che potranno percorrere fino a 1.200 chilometri grazie alla tecnologia delle celle a combustibile (fuel cells) a idrogeno.
Anche la necessaria rete di stazioni di rifornimento di idrogeno sarà realizzate dalla stessa società. Il modello di riferimento, in questo senso, è quanto ha realizzato Elon Musk che, oltre a lanciare i veicoli elettrici Tesla in tutto il Mondo, ha anche costruito la necessaria rete di rifornimento di colonnine elettriche che ora copre capillarmente ogni nazione industrializzata assicurando ovunque la ricarica delle batterie delle vetture Tesla in circa 35 minuti.
La scelta del sistema di trazione idrogeno fuel cells per i camion elettrici della Nikola, assicura invece il rifornimento di idrogeno in tre minuti
La Nikola si propone di sviluppare direttamente una rete nazionale USA di stazioni di rifornimento di idrogeno e ritiene di fondamentale importanza questo programma anche per ridurre il costo dell’idrogeno. La realizzazione della rete di stazioni, oltre alla produzione dei veicoli, farà parte del modello di business globale dell’azienda.
Nikola progetta e realizza una gamma di diversi veicoli elettrici a idrogeno: dai piccoli camion, alle imbarcazioni personali fino a grandi impianti di perforazione alimentati da idrogeno-elettrico.
Nikola Corp. ha annunciato di recente anche la realizzazione di un grande impianto di produzione di veicoli che sorgerà a Coolidge. Lo stabilimento avrà 1.800 nuovi posti di lavoro.
“Ciò che ci proponiamo, sia per i prodotti che per il processo di produzione sarà di garantire il minore impatto ambientale possibile” ha detto Mark Duchesne, direttore generale di produzione della Nikola.
Il primo veicolo elettrico a idrogeno che uscirà dagli stabilimenti di Coolidge, sarà un pick-up denominato Badger e destinato al mercato consumer.
Nikola prevede di iniziare a produrre anche autocarri nel sito di Coolidge, Inizialmente producendo il Nikola Tre, un camion pesante con una cabina dal naso squadrato, e il Nikola Two, con cabina allungata.
Il quartier generale attuale di Nikola si trova a Phoenix, a sud dell’aeroporto internazionale di Sky Harbor.

E allora perché il nuovo impianto nasce a Coolidge?
Il presidente esecutivo, Trevor Milton ha citato le infrastrutture disponibili a Coolidge, la vicinanza dell’Università dell’Arizona, il potenziale mercato della vicina California e l’assicurazione di sostegno assicurata dagli amministratori dello stato dell’Arizona e della città di Coolidge.
Milton ha ottenuto il supporto determinante da parte del governatore dell’Arizona Doug Ducey, che ha attivato con entusiasmo un filo diretto ed esclusivo con il telefono cellulare di Milton. Ducey ha anche disposto tutti i permessi di cui l’azienda avrà bisogno e ha organizzato riunioni con i rappresentanti dell’utility energetiche e con gli imprenditori locali per facilitare la nascita dell’iniziativa.
Trevor Milton ha annunciato anche un’alleanza con Iveco, per realizzare nel 2023 autocarri alimentati a idrogeno-fuel cell. L’accordo prevede che i primi autocarri Nikola saranno prodotti in Germania dal partner Iveco.
Per questo progetto, CNH ha investito, a fine 2019, 250 milioni di dollari nella Nikola corp. Ed è nata una joint venture che punta a rivoluzionare il mercato dei trasporti pesanti, proprio come sta facendo Tesla sul comparto dell’automotive.
Un progetto a cui pochi credevano quando Milton ha lasciato l’università dello Utah, ma che oggi proietta il 37enne imprenditore americano nel mondo dei “miliardari” grazie alla maxi valutazione finanziaria della propria creatura.

Fonte: Nikola Motors Corp. Press

PICCARD – Record mondiale di distanza con la NEXO a idrogeno fuel cells

Bertrand Piccard è un aviatore e psichiatra svizzero nipote di Augusto PIccard, l’inventore del famoso batiscafo che ha consentito all’uomo di raggiungere per la prima volta nella storia le maggiori profondità marine. Insieme a Brian Jones, Betrand Piccard è stato il primo a completare il giro del mondo in mongolfiera senza scalo, mentre con André Borschberg ha compiuto il primo giro del mondo su un aereo ad energia solare. Lo scorso 28 novembre 2019 Piccard ha percorso 778 km attraverso la Francia con una Hyundai NEXO a idrogeno fuel cells, battendo il record del mondo per la distanza più lunga mai percorsa da un veicolo a idrogeno di serie. Lo scopo del viaggio era quello di promuovere la tecnologia dell’idrogeno come soluzione ottimale per la mobilità a zero emissioni.
L’aeronauta francese, che è anche il presidente della Fondazione Solar Impulse che ha prodotto il primo aereo elettrico ad energia solare, ha lasciato la stazione di idrogeno FaHyence a Sarreguemines, un luogo scelto per l’impegno della regione Grand Est nella mobilità responsabile, lunedì 25 novembre ed è arrivato il giorno successivo al Museo del’aria e dello spazio a Le Bourget percorrendo una distanza di 778 km senza nessun rifornimento.

In primo piano il contchilometri della Nexo H2: 778 km percorsi !
In primo piano il contchilometri della Nexo H2: 778 km percorsi !

Mai prima d’ora un’auto di serie come è ormai la Nexo a idrogeno, alimentata da un sistema di trazione a fuel cells, ha coperto così tanti chilometri con un solo rifornimento. Abituato a sfide straordinarie, tra cui il primo viaggio intorno al mondo in mongolfiera ed il primo viaggio intorno al mondo in un aereo solare con il velivolo “Solar Impulse”, questa volta Bertrand Piccard è stato in grado di portare a termine una iniziativa di grande significato. E’ stata l’occasione per scoprire i limiti di una nuova generazione di veicoli che si preparano a rivoluzionare il sistema di trasporti mondiale nell’ottica dello sviluppo sostenibile e della mobilità. Il raid dimostrativo si è svolto coinvolgendo illustri ospiti che via via, si sono seduti come passeggeri accanto a Piccard: Jean Rottner, presidente della regione di Grand Est (Francia), il Granduca Enrico di Lussemburgo,  Michel Delpon, deputato per la regione francese della Dordogna e presidente del gruppo di studio sull’idrogeno presso l’Assemblea nazionale transalpina, Benoît Potier, CEO di Air Liquide France, Bruno Le Maire (ministro dell’Economia e delle finanze fancese) Elisabeth Borne, ministro francese della transizione ecologica e solidale, Sua altezza il Principe Principe Alberto II di Monaco.

Bertrand Piccard e Lionel French-Keogh, amministratore delegato di Hyundai Motor France, hanno commentato così l’iniziativa: “Con questa avventura, abbiamo dimostrato che un’auto di serie come la Nexo a idrogeno fuel cells a emissioni zero può battere un importante  record dimostrativo come questo.” ha affermato Piccard. “Sta iniziando una nuova era a vantaggio dell’ambiente.” Lionel French-Keogh, amministratore delegato di Hyundai Motor France, ha continuato: “Mentre alcuni possono dubitare della rilevanza dell’idrogeno nelle auto di domani, noi di Hyundai ci abbiamo creduto fin dal 1998, quando abbiamo iniziato i nostri sviluppi su questa tecnologia. Grazie a questo record stabilito da Bertrand Piccard, tutti i dubbi sono stati dissipati. Bertrand è un personaggio carismatico che conosce meglio di chiunque altro le questioni climatiche e le sue pericolose implicazioni. L’idrogeno è una risposta a questo problema”.

Come primo costruttore di automobili a produrre in serie veicoli a idrogeno, Hyundai si sta attivamente preparando per la mobilità a zero emissioni di domani. Evitando qualsiasi posizione dogmatica sulle energie alternative, il marchio sta già rispondendo agli attuali cambiamenti nel mercato automobilistico offrendo sul mercato la più ampia scelta di propulsori elettrificati.

Bertrand Piccard è impegnato nella salvaguardia del pianeta attraverso la sfida delle “1000 soluzioni efficienti per proteggere l’ambiente”, che ha avviato con la Fondazione Solar Impulse. Hyundai Motor France condivide la stessa visione della crescita sostenibile e lo ha eletto suo ambasciatore dal 2017.

Qualche dato dell’impresa di Piccard sulla Nexo fuel cells:

  • Numero di chilometri percorsi senza rifornimento dalla Nexo a idrogeno: 778 km
  • Emissioni di ossigeno e purificazione dell’aria: 404.000.000 litri (l’aria pura è l’output dellla reazione e elettrochimica della fuel cell) La quantità emessa durante il percorso equivale al volume d’aria che ogni giorno respirano 23 adulti
  • Anidride carbonica non emessa: 111,2 kg  (è la quantità di CO2 che sarebbe stata emessa da un veicolo della stessa categoria che percorre 778 km)

Fonte: Hyundai Motor Europe

Auto volanti elettriche con range extender a idrogeno fuel cells

Per la mobilità individuale nel cielo ci sono i velivoli a decollo ed atterraggio verticale (Evtol: Electrical Vertical Take-Off and Landing) e i veicoli in grado di viaggiare sia su strada che in volo. Oggi quasi tutti vengono spinti da un sistema di propulsione elettrico per ragioni ecologiche. Essendo a propulsione elettrica, si può facilmente estendere la loro autonomia e raggio d’azione grazie alle fuel cells a idrogeno.

L’accordo Boeing-Porsche

La Porsche ha attivato una collaborazione con la Boeing per la realizzazione di un’auto volante destinata ad un pubblico molto facoltoso che vuole spostarsi velocemente evitando il traffico stradale sottostante, spesso bloccato.

“Porsche cerca di allargare la sua attività di produttore di auto sportive per diventare un marchio leader anche per la nuova mobilità del futuro”, ha dichiarato Detlev von Platen del consiglio di amministrazione della Porsche. “Questo potrà portare la nostra azienda a conseguire la leadership anche nella terza dimensione: cioè una mobilità personale esclusiva non solo in strada ma anche in quota”. Il programma nasce da una collaborazione con la Boeing e l’obiettivo comune è arricchire l’offerta Porsche con un’auto elettrica volante.

Boeing e Porsche possono contare sulle loro esperienze al massimo livello tecnologico per la costruzione di velivoli e di auto ad elevate prestazioni. Questo si traduce in un know how unico al mondo in termini di: controllo del volo, esperienze sui materiali compositi e su quelli speciali ultraleggeri ed ultraresistenti necessari per la costruzione di un veicolo volante. A questo si aggiungono le esperienze Porsche sull’auto elettrica e sui prototipi di velivoli elettrici e a idrogeno fuel cells realizzati nel tempo da Boeing

Secondo Steve Nordlund, uno dei responsabili della Boeing NeXt, divisione della Boeing che si occupa di innovazione, la collaborazione con la Porsche porterà allo sviluppo di un veicolo per la mobilità aerea urbana. Ovviamente non sarà un veicolo per tutte le tasche.

Per ora sono stati diffusi i primi rendering del veicolo allo studio. IL veicolo presenta linee eleganti che richiamano con evidenza i design delle auto Porsche.

Le due aziende, leader a livello mondiale, vogliono affrontare un potenziale segmento di mercato che sarà certamente chiave nel prossimo futuro. L’obiettivo comune è quello di sviluppare una nuova concezione di mobilità sicura ed ecologica unendo l’ingegneria aeronautica, l’elettronica di precisione, lo stile e la recenti innovazioni della propulsione elettrica-idrogeno per far “decollare” la mobilità aerea urbana in tutto il mondo. A questo scopo Porsche interagisce con Aurora Flight Sciences, un’azienda controllata dalla Boeing specializzata nel settore della mobilità aerea urbana.

Fonti: Boeing NeXt press – Porsche media – Aurora Flight science

Ma Boeing e Porsche non sono le sole aziende che stanno pensano allo sviluppo di un mercato esclusivo di auto volanti. I seguenti progetti riguardano sia i cosiddetti eVTOL, cioè velivoli compatti a decollo ed atterraggio verticale ma anche veicoli che sono in grado sia di viaggiare su strada che di volare.

Terrafugia

La Terrafugia è un’azienda statunitense che sta sviluppando automobili volanti, veicoli in grado di piegare le ali e muoversi su strada. Ha sede nel Massachusetts. Fondata nel 2006 da alcuni ingegneri del Massachusetts Institute of Technology laureati in aeronautica e astronautica. La società sta sviluppando una macchina volante chiamata TF- X. Transition che è in grado di piegare le ali, consentendo ai veicoli di operare anche come veicoli stradali legali. Nel luglio 2017 la società è stata acquistata dal gruppo Zhejiang Geely Holding, un conglomerato cinese di proprietà del miliardario Li Shufu che che possiede anche le società automobilistiche europee Volvo e Lotus. La società ha dal 2017 20 dipendenti e ha poi assunto durante l’anno altre 75 persone nella sede di Waburn. Prevede di assumerne altre 50 a Petaluma, in California, dove ha una nuova divisione di ricerca e sviluppo. Costo unitario: 279.000 $ Autonomia: 660 km più 30 minuti di riserva. Velocità di crociera: 160 km/h

Aeromobil

Aeromobil ha sede a Bratislava in Slovacchia , nel tempo, ha realizzato diversi modelli di aeromobili, sempre più evoluti. La versione più recente è la 5.0, costruita con in fibra di carbonio, per un peso complessivo di 450 kg. Per prendere il volo la vettura ha bisogno di 200 metri di rettilineo, mentre per atterrare gliene servono 50. L’auto offre un’autonomia di volo di 700 chilometri ad una velocità massima di 200 km/h, mentre nell’utilizzo stradale arriva fino a 160 km/h, garantendo 875 km d’autonomia. Consuma 8 litri di carburante ogni 100 chilometri. Per decollare AeroMobil 3.0 deve raggiungere i 130 km/h, ma ad alta quota può far scendere la velocità di volo fino a 60 km/h. Per usarla è necessario avere tutti i documenti di abilitazione al volo. E’ in vendita ad un costo compreso tra i 200.000 e i 300.000 euro.