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Enel, Eni e Snam. Una grande alleanza italiana idrogeno per il Recovery Fund U.E.

Avrebbero potuto essere Claudio Descalzi, Ad di Eni, Marco Alverà Ad di Snam e Francesco Storace di Enel, tre dei sei membri della cabina di regia che era stata proposta prima della caduta del governo Conte dal Ministero dello Sviluppo economico, di concerto con Palazzo Chigi, per il piano nazionale di utilizzo di parte dei 209 miliardi previsti per l’Itala dal Recovery Fund (chiamato a anche “Next Generation U.E.”). In particolare i tre manager sarebbero stati incaricati di mettere a punto l’importante sezione “sostenibilità” del grande progetto europeo che prevede per l’Italia un budget di 74 miliardi per virare decisamente verso l’energia green entro i prossimi 5 anni, di cui 18,5 miliardi sono previsti per la transizione energetica e la mobilità sostenibile con 2 miliardi per implementare decisamente l’idrogeno in Italia come hanno già cominciato a fare Germania, Danimarca e Francia.

Saranno coinvolte nei progetti anche altre importanti aziende italiane del settore energetico come Terna, Saipem, A2A. Acea e altre della nostra filiera energetica.

Ecco intanto le prime proposte ed alcuni dei progetti dei tre colossi energetici nazionali. Tutte avranno il focus sull’idrogeno da rinnovabili come comun denominatore. Le citate aziende italiane si sono accostate da qualche tempo alle tecnologie idrogeno e da quest’anno stanno attivando nuovi dialoghi fra loro.

La visione di Snam si estende anche a tutta l’Europa. “In Germania ed in Inghilterra non c’è distinzione fra i metodi per produrre l’idrogeno (“verde” cioè quello prodotto esclusivamente da rinnovabili – sole, vento ed idroelettrico – oppure “blu” cioè dal metano, con il sequestro locale della CO2)“ – afferma Marco Alverà Ad della Snam –“In Italia invece sarà data priorità all’idrogeno “verde” per gli utilizzi locali (stazionari e mobilità) mentre per l’industria l’idrogeno potrà essere prodotto da entrambe le fonti (“verde” oppure “blu”). Intanto quest’anno Snam è entrata in partecipazione con l’inglese ITM che produce elettrolizzatori di grande taglia e stazioni di rifornimento di idrogeno chiavi in mano. Snam ha anche acquisito negli ultimi mesi del 2020 una consistente quota di azioni della DeNora (un’azienda italiana con know-how nella tecnologia delle fuel cells, storica importatrice della canadese Nuvera, produttrice di celle a combustibile Pem a idrogeno e sistemi integrati a fuel cells ad elevato rendimento). La Snam si prepara ad essere determinante per supportare la crescita della filiera italiana idrogeno attraverso queste acquisizioni mirate e lo sviluppo di tecnologie per favorirne l’impiego in molteplici settori: dall’industria all’edilizia industriale, dal civile ai trasporti.

Le proposte Enel per utilizzare il denaro del Recovery Fund sono già 10. “I soldi del Recovery Plan sono fondi di natura nuova” spiega Enel “e noi abbiamo proposto al Governo 10 progetti. Oltre a temi generali come l’accelerazione delle rinnovabili e favorire il riutilizzo degli impianti esistenti, proponiamo progetti più specifici. Tra questi due: l’aumento delle dimensioni di produzione dell’impianto fotovoltaico esistente in provincia di Catania, che passerebbe da 200 a 2000 megawatt e l’utilizzo delle fonti rinnovabili per produrre idrogeno per una parte del fabbisogno energetico dell’ex Ilva di Taranto.

Enel ed Eni, società energetiche leader al mondo, stanno lavorando insieme per sviluppare progetti di idrogeno verde “Siamo interessati ad esplorare con Eni il promettente settore dell’idrogeno verde. Insieme, abbiamo identificato un paio di siti da cui iniziare per i primi progetti. L’impostazione generale dei progetti che abbiamo in mente funzionerà come un circuito chiuso in cui l’elettrolizzatore alimentato da energia rinnovabile e la raffineria saranno presso lo stesso sito, evitando così la costruzione di complesse infrastrutture di trasporto per l’idrogeno” – ha dichiarato Francesco Starace, Amministratore Delegato del Gruppo Enel –. “Desideriamo rifornire con l’idrogeno verde i processi di raffineria e bioraffineria di Eni. Il progetto prevede il posizionamento di grandi elettrolizzatori green (alimentati da energia elettrica rinnovabile) per la produzione di idrogeno presso due raffinerie Eni. Entrambi gli impianti saranno funzionanti fra il 2022 e il 2023. Questa collaborazione per lo sviluppo dell’idrogeno verde rientra nella più ampia strategia di transizione energetica di Eni. Il nostro obiettivo è quello di accelerare la riduzione della CO2”, ha concluso Claudio Descalzi, Ad di Eni.

Fonti: Press Eni – Enel – Snam

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Il camper a idrogeno Mercedes

Mercedes-Benz presenta un concept di camper a idrogeno. Una soluzione perfetta per oltre 500 km di autonomia
Sprinter F-CELL è il nome del primo camper fuel-cell a idrogeno della casa tedesca. Il camper è capace di percorrere circa 300 km con tre serbatoi di idrogeno da 4,5 kg. A disposizione ci sono però anche un pacco batterie per circa 30 km ed uno spazio per un altro serbatoio idrogeno (opzionale), il che consente di arrivare fino a 530 km di autonomia totali con emissioni nulle (sia inquinanti che acustiche).
Questa versione idrogeno garantirebbe inoltre, oltre a lunghe percorrenze e zero emissioni, un tempo di ricarica molto veloce: intorno a 3 minuti. Un vantaggio importante se confrontato con i lunghissimi ed improponibili tempi di ricarica di una versione elettrica, solo a batterie, del camper. La power-unit a fuel cells (celle a combustibile) a idrogeno del veicolo eroga 145 kW di potenza.


Il futuro dei camper, secondo Mercedes-Benz, è a idrogeno. Anche per il rapido sviluppo della rete di rifornimento: in Germania, Francia e Nord Europa esistono già 136 stazioni esistenti e altre 47 sono di prossima realizzazione.
Nel presentare questo progetto, Volker Mornhinweg, numero uno della divisione van della Mercedes, ha chiarito: “Puntiamo a rafforzare il nostro ruolo di leader mondiali di produttori di veicoli anche nel settore dei camper e vogliamo proporci come innovatori. Realizzando mezzi come il camper a idrogeno stiamo concretizzando già oggi il futuro”.

Fonte: Press Mercedes-Benz

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Treni a idrogeno in Italia

Alcune regioni italiane si stanno preparando all’impiego di treni alimentati a idrogeno per le tratte ferroviarie non elettrificate. Lo scopo è quello di eliminare le emissioni di anidride carbonica e del particolato, più in generale la decarbonizzazione e rendere obsolete le automotrici con alimentazione a gasolio a ciclo Diesel.

Alstom fornirà i primi 6 treni a celle a combustibile a idrogeno, con un’opzione per ulteriori otto. La prima consegna dei treni è prevista entro 36 mesi dalla data dell’ordine. In Italia c’è grande attenzione sui treni a idrogeno per il loro impiego nella tratte non elettrificate. Ferrovie Nord Milano (FNM) che si occupa del trasporto pubblico in Lombardia, ha già approvato investimenti nei treni a idrogeno per circa 160 milioni di euro.

I TRENI A IDROGENO IN PARTENZA DALLA VALCAMONICA

I primi treni a idrogeno a fuel cells italiani saranno in funzione sulla tratta ferroviaria Brescia-Iseo-Edolo. Sostituiranno le attuali motrici a motore diesel, in servizio dai primi anni ’90. Il progetto non si limita a i treni. FNM e Trenord voglono sviluppare un intero “cluster idrogeno” in Valcamonica che si prepara a diventare la prima “Hydrogen Valley” italiana. Questo progetto è denominato H2ise0 e comprende l’ acquisto dei nuovi treni a idrogeno Alstom, che dal 2023 percorreranno la linea non elettrificata Brescia-Iseo-Edolo (di lunghezza superiore a 100 km) con la gestione di Ferrovienord (società al 100% di FNM). E’ prevista la realizzazione di due centrali per la produzione in loco di idrogeno da rinnovabili per ulteriori iniziative di mobilità e di impiego stazionario dell’ idrogeno. L’idrogeno prodotto sarà “verde” (quindi da elettrolisi dell’acqua con l’energia elettrica necessaria ottenuta da idroelettrico e da ampie superfici fotovoltaiche posizionate su terreni di proprietà FNM). “H2ise0 è un progetto che mira allo sviluppo di un’intera filiera territoriale dell’idrogeno, quindi altri veicoli a idrogeno oltre ai treni” ha affermato il presidente di FNM Andrea Gibelli. “Il progetto è in sintonia con gli indirizzi del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e del Ministero dello sviluppo Economico, che si prepara a varare la “National hydrogen strategy preliminary guidance”.

TRENI A IDROGENO ANCHE A RAVENNA

“Queste innovazioni, che entreranno in funzione in Valcamonica sono già ampiamente presenti in Austria, Germania, Olanda ed in altre aree europee. Potrebbero trovare una ulteriore applicazione anche in Emilia-Romagna, tra Ravenna e Firenze” afferma Giannantonio Mingozzi, presidente di T.C.R. Terminal Container Ravenna (il grande hub ravennate per i collegamenti navali commerciali con il Medio Oriente) “e potrà stimolare importanti collaborazioni fra le istituzioni regionali e locali con l’Università e il Centro Ricerche di Marina di Ravenna, da poco rilanciato in forma consortile.

L’HUB portuale internazionale merci di Ravenna

La tecnologia ad idrogeno si sta quindi aprendo ai collegamenti ferroviari e si potrà facilmente estendere anche alla logistica merci ed ai collegamenti su rotaia con i nostri porti. E’ chiaro che occorrono gli impianti di produzione dell’idrogeno (ovviamente da rinnovabili, come il grande eolico offshore, in progetto al largo di Ravenna). Con centri di distribuzione a Ravenna, in grado di alimentare non solo i treni ma anche altri veicoli. Il nostro porto potrebbe costituire così un’opportunità logistica innovativa ad emissioni zero, ma la tecnologia idrogeno per i treni potrebbe essere impiegata anche per i collegamenti ferroviari tra Ravenna, Faenza e Firenze. Questa linea oggi è poco elettrificata ed è quindi adatta a sperimentare treni con alimentazione ad idrogeno. Essa consentirebbe tempi di percorribilità più brevi ed inquinamento nullo”.

Ma come saranno tecnicamente e dove saranno realizzati i nuovi treni a idrogeno ?

I nuovi treni a idrogeno saranno basati sul modello di treno regionale “Coradia” di Alstom, già prodotto per l’Italia nei suoi principali siti. Per quelli a idrogeno la maggior parte della produzione e le certificazioni sono effettuate presso lo stabilimento Alstom di Savigliano (Cuneo) mentre i sistemi di controllo a bordo provengono dallo stabilimento di Bologna.

La sede Alstom di Savigliano ha circa 900 dipendenti che operano in un’area di 323.000 mq. Fondato nel 1853, il sito di Savigliano è un centro di eccellenza mondiale ed è uno dei cinque siti Alstom nel mondo ad ospitare un reparto di costruzione specifico per la realizzazione dei prototipi e per validare i treni prima della produzione di serie (progettazione, industrializzazione, validazione, manufacturing engineering, pianificazione).

La versione del treno Coradia Stream alimentato ad idrogeno sarà equipaggiata con la tecnologia a celle a combustibile e garantirà le medesime prestazioni dei treni diesel con una autonomia nettamente superiore a quella del modello elettrico solo a batteria (riducendo nettamente pesi e ingombri). Questo treno assicura un livello di emissioni nullo in quanto lo scarico è costituito solo da piccole gocce d’acqua calda ed è caratterizzato da totale assenza di rumorosità. Il treno a idrogeno Alstom combina diversi elementi innovativi: l’utilizzo di energia elettrica pulita grazie all’idrogeno da rinnovabili, lo stoccaggio del gas in assoluta sicurezza, l’utilizzo modulabile dell’energia elettrica per una gestione intelligente della potenza di trazione e dell’energia. Progettato specificamente per il funzionamento su linee non elettrificate, si presenta come un treno totalmente green, garantendo ad una tempo elevati livelli di prestazione.

Per il sistema ferroviario italiano l’idrogeno rappresenta una grande opportunità. Il 28% della rete nazionale infatti non è elettrificato. Il che vuol dire che quasi 5 mila chilometri su un totale di circa 16.800 chilometri di linee ferroviarie sono ancora a trazione diesel. A causa delle caratteristiche ambientali del territorio italiano non tutte le linee possono essere elettrificate agevolmente mediante le tecnologie classiche (elettrico con pantografi). L’idrogeno può essere la soluzione, anche perchè la morfologia italiana permette ovunque la produzione locale di idrogeno mediante elettrolisi da energia elettrica rinnovabile.

Fonti: Tcr Ravenna – TreniNord Lombardia – Alstom

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Il primo battipista a idrogeno per una neve “total green”

Con la presentazione ufficiale sulla pista Gran Risa in Alta Badia (nell’occasione delle due gare di Coppa del Mondo di sci il 20 e 21 dicembre 2020) è stato finalmente possibile vedere in azione (vedi il filmato sotto) il primo battipista a idrogeno al mondo realizzato dalla PRINOTH (società del gruppo Leitner che ha sede a Vipiteno con stabilimenti in tutto il mondo).

“Il nostro gruppo aziendale porta un contributo concreto alla tutela ambientale con le attività “green” delle nostre aziende: dalla progettazione ed installazione di impianti eolici e produzione di energia elettrica da rinnovabili (LEITWIND), all’implementazione di tecnologie “green” innovative nelle location sciistiche con POMA (sistemi per il trasporto a fune), PRINOTH (battipista e veicoli cingolati multiuso), DEMACLENKO (impianti per l’innevamento con la neve artificiale prodotta sui campi da sci utilizzando semplicemente acqua e aria), infine con AGUDIO (sistemi green per il trasporto). Ora, con la realizzazione del battipista a idrogeno, abbiamo raggiunto l’obiettivo di realizzare un mezzo altamente innovativo, senza alcuna emissioni di CO2 (dalla fonte energetica primaria ai cingoli)”, dichiara Anton Seeber, presidente di HTI, High Tech Industries, del gruppo Leitner (leader mondiale nelle funivie), presentando il primo gatto delle nevi a idrogeno del Mondo. Anton è figlio di Michael Seeber che, assieme a uno dei fratelli Leitner, è proprietario del gruppo Leitner. Il gruppo, con sede a Vipiteno, nel 2019 ha raggiunto un fatturato di 1,056 miliardi.

Da anni, in linea con la sua filosofia ”clean motion”, PRINOTH punta all’impiego di tecnologie attente all’ambiente e alle risorse. È nell’ambito di questa strategia che l’azienda, con un occhio di riguardo alla protezione del clima ed alla sostenibilità ecologica dei suoi battipista, ha sviluppato due sofisticati prototipi che dimostrano il potenziale delle fonti alternative ai combustibili fossili: l’HUSKY eMOTION (il modello elettrico del battipista) ed il LEITWOLF h2MOTION (il primo battipista del mondo alimentato a idrogeno).

Nei numerosi comprensori sciistici del mondo le priorità oggi sono: l’impiego efficiente dell’energia ed una gestione delle piste rispettosa dell’ambiente. I due prototipi rappresentano la risposta alle pressanti richieste del futuro. Ora, con lo sviluppo del modello a idrogeno, il costruttore altoatesino diventa un pioniere dell’idrogeno a livello mondiale. La potenza del motore a idrogeno a celle a combustibile (fuel cells) è di 400 KW (544 CV), anche superiore a quella del suo precursore a combustione interna a gasolio. Il prototipo a idrogeno presentato in anteprima mondiale in Val Badia, oltre che essere “total green” grazie all’idrogeno, offre un’autonomia di quattro ore (nettamente superiore a quella del modello elettrico a batterie) con emissioni nulle (anche quelle acustiche).

Come si diceva, il “cuore” di h2MOTION è una cella a combustibile a idrogeno che alimenta una piccola batteria tampone che assicura la continuità di erogazione della energia elettrica necessaria al funzionamento del motore (ovviamente elettrico). La batteria tampone ha infatti la funzione di “buffer”: il suo compito è quello di assicurare alla cella a combustibile un funzionamento sempre ottimale (senza stress) in qualsiasi situazione, considerato che un battipista affronta sollecitazioni dinamiche e picchi di richiesta energetica molto estremi.

 

Il battipista a idrogeno assicura tutte le caratteristiche tipiche dei top di gamma LEITWOLF: l’arrampicabilità, il rendimento energetico nelle fasi di battitura della superficie della pista da sci e una elevata coppia di trazione (max forza di spinta).

h2MOTION costituisce un’alternativa concreta per i comprensori sciistici che danno particolare valore alla sostenibilità oppure che sono vicini ai centri abitati ed alle riserve naturali protette.

“Il gatto delle nevi a idrogeno risolve i tipici problemi dei tradizionali mezzi battipista a gasolio che possono provocare inquinamenti locali anche per le perdite d’olio dovute a una macchina come un gatto delle nevi che è composta da molte parti in movimento: i cingoli, la lama, il verricello e la fresa. Sono tutti componenti comandati da pompe oleodinamiche e la versione diesel emette allo scarico prodotti di combustione che provocano fumate nere e diffondono odori sgradevoli in zone ove passano gli sciatori. Con h2MOTION questi problemi scompaiono completamente e siamo riusciti anche a contenere gli ingombri della powertrain elettrica-idrogeno grazie ad un sistema a celle a combustibile (fuel cells) ad alto rendimento con ottimo rapporto potenza/ingombro e ad un serbatoio per l’idrogeno in pressione di dimensioni accettabili”. Conclude Anton Seeber.

Fonti: Press Prinoth e High tech Industries

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In Andalusia (Spagna) grandi centrali solare eliostatiche a concentrazione per produrre anche idrogeno green

in Spagna un esempio di tecnologia solare a concentrazione per la produzione anche di idrogeno.
Nel parco solare a concentrazione spagnolo, soprannominato Planta Solar 10 (PS10), si sfrutta una torre solare che è in grado di produrre 23.400 Megawattore (MWh) di energia all’anno. L’impianto produce elettricità sfruttando 624 grandi specchi mobili chiamati eliostati. Nei pressi della centrale è stata attivata di recente una stazione di rifornimento di idrogeno completamente green (essendo da fonte rinnovabile). Ogni eliostato presenta una superficie di 120 mq grazie alla quale concentra i raggi del sole nella parte più alta della torre solare. La torre è alta 115 metri e contiene una “fornace solare” che produce energia elettrica tramite un generatore (di fatto un’enorme “dinamo”) mosso da una turbina a vapore che è prodotto dallo scambio termico fra acqua e un sale fuso portato dal sole alla temperatura di 650 °C in speciali sistemi di accumulo coibentati per assicurare lo scambio termico con l’acqua per la produzione di vapore anche in caso di assenza di sole per alcuni giorni. In dettaglio il sistema produce vapore saturo a 275 °C. in grado di azionare la turbina a vapore. Il sistema produce anche e idrogeno da elettrolisi sfruttando una parte dell’energia elettrica prodotta in modalità totalmente green,

La potenza di picco della Torre solare spagnola è di 11 MW con un’efficienza di circa il 17%. La centrale a concentrazione solare PS10 si trova in Andalusia, a 20 km a ovest dal centro di Siviglia. Esattamente a Sanlucar la Mayor, che è nella stessa provincia di Siviglia.

Il sistema sfrutta almeno 9 ore di sole in media al giorno per 320 giorni all’anno. Dalla tarda primavera e per tutta l’estate, le ore di sole su base quotidiana diventano 15. Il costo è stato di 35 milioni di euro ma già durante l’allestimento dell’impianto a concentrazione solare erano stati firmati accordi di vendita dell’energia: ogni KWh di energia prodotto dall’impianto a concentrazione spagnolo è immesso nella rete elettrica e remunerato 0,27 euro per un fatturato pari a 6,3 milioni di euro all’anno.

L’impianto è gestito dalla Abengoa Solar, grande industria privata militante nel settore dell’energia solare. La Spagna è stata l’apripista di questa tecnologia.

Impianto Albengoa solar PS 20

Sempre in Andalusia è stato attivato un impianto a concentrazione analogo: il PS20 (Planta Solar 20) ancora più grande con 1.255 eliostati. Questa volta la Torre solare è alta ben 165 metri. Il meccanismo di funzionamento è analogo e la PS20 riesce a produrre 48.000 MWh all’anno riuscendo a soddisfare il fabbisogno energetico di circa 180.000 abitazioni.

Fonte: Albengoa solar

I droni a idrogeno (video all’interno dell’articolo: i droni in costruzione ed in volo)

In qualsiasi modo si utilizzino i droni elettrici, sia nel tempo libero che per lavoro, è ben noto che il limite di questi oggetti volanti è rappresentato dalla durata nella batteria. Il range di autonomia di un drone è compresa fra i circa 10 minuti dei modelli-giocattolo a circa mezz’ora per quelli professionali più avanzati. Aumentare la dimensione della batteria ha un evidente limite. Infatti un drone con una batteria più capiente peserà ovviamente di più e quindi sarà anche necessaria più energia elettrica per volare. L’energia immagazzinata nelle batterie basate sulla tecnologia più recente (es.polimeri di litio) è direttamente proporzionale al suo peso. Per ottenere una autonomia molto maggiore, a parità di peso, la soluzione è solo l’idrogeno con le fuel cells (pile a combustibile).

Di recente alcune aziende, nel mondo, hanno realizzato i primi droni a idrogeno che possono avere un notevole sviluppo nel settore degli impieghi professionali dei droni.

L’europea Intelligent Energy è una società di ingegneria inglese focalizzata sullo sviluppo e la commercializzazione delle celle a combustibile di tipo PEM (fuel cells a membrana polimerica) per le applicazioni più differenti: dai veicoli stradali agli impieghi stazionari. Le celle a combustibile della Intelligent Energy permettono di estendere i tempi di volo dei droni superando le limitazioni delle batterie. Sono state raggiunte percorrenze di volo oltre tre volte superiori a quelle fornite dalle batterie. I droni a idrogeno permettono anche di trasportare carichi più pesanti rispetto ai droni solo a batteria.

Le celle a combustibile (fuel cells) a idrogeno della Intelligent Energy alimentano motori elettrici a corrente continua e costituiscono la base di una powertrain semplice, economica, robusta e leggera perché l’idrogeno è contenuto in una piccola bombola in materiale composito a bassissimo peso specifico ma molto robusto (il materiale di cui sono costituite le formula 1). Questi droni hanno un rapporto fra l’energia disponibile a bordo e il loro peso molto più favorevole rispetto a quelli a batteria e inoltre possono essere riforniti in pochi minuti mentre i droni a batteria richiedono qualche ora. La gamma della Intelligent Energy comprende fuel cells con potenza da 600 Watt a 2,4 kW con il rendimento più alto rispetto alla concorrenza. Si tratta inoltre di fuel cells modulari, il che significa che è possibile collegare in parallelo due fuel cells da 2,4 kW per ottenere una potenza di 4,8 Kw senza alcun hardware aggiuntivo.

Fonte: Press Intelligent Energy

 

Hycopter è invece un altro drone alimentato a idrogeno sviluppato dalla Horizon Energy Systems di Singapore. Pesa circa 5 kg ed ha un’autonomia di circa 4 ore.Può portare fino a 1 kg di carico (in questo caso la durata del volo scende a 2 ore e mezza).

L’idrogeno, (quantità 120 grammi a 350 bar di pressione), è posizionato direttamente nel telaio del drone che ha quattro eliche. La ditta ha scelto di contenere l’idrogeno all’interno di due tubi cilindrici che collegano fra loro le barre dove sono posizionate le eliche. L’idrogeno viene convertito in energia elettrica mediante la cella a combustibile che, a sua volta, si trova posizionata tra i tubi contenenti idrogeno.

 

Hycopter da il meglio di sé nelle attività che implicano voli di distanza maggiore e tempi superiori, come ad esempio le fasi di mappatura del territorio.

Nella foto (da sinistra) Yim Wai Tsyu, 25 anni, operatore di droni, Taras Wankewycz, CEO di Horizon Energy Systems, e Li Aidan, ricercatore senior. Stanno sviluppando un drone che può volare senza sosta dalla Scozia alla Norvegia per 300 km senza fermarsi e senza fare rifornimento. Il volo sul Mare del Nord utilizzerà una fuel cell sviluppata a Singapore molto leggera che può funzionare alimentata da idrogeno per 12 ore. Il progetto nasce da una collaborazione tra Horizon e lo sviluppatore di droni scozzese RaptorUAS. Insieme stanno lavorando con la Northern Colorado Search and Rescue, con sede negli Stati Uniti, per testare questi droni a lunga durata. L’idrogeno e la lunga durata dei voli rendono il drone uno strumento di supporto ideale anche nelle difficili operazioni di ricerca e salvataggio su vaste aree di mare o di terra. Le celle a combustibile prodotte dalla Horizon hanno potenza compresa fra 1 kW a 5 kW e possono essere utilizzate in droni che pesano fino a circa 5 kg. Horizon ha lavorato con molte aziende aerospaziali del mondo, compresa la Nasa. Il signor Wankewycz ha detto: “C’è molto interesse per i droni perché è un mercato che sta emergendo ora. Grandi aziende come il gigante dell’e-commerce Amazon stanno per impiegare droni per la consegna, il che alimenterà ulteriormente il loro mercato”.

La strategia di Horizon è quella di fornire sistemi di droni che si integrano fra loro mediante il software di controllo di ogni singolo drone. I droni saranno perciò in grado di comunicare con i sistemi di sensori a terra per raccogliere dati che possono essere analizzati per fornire informazioni in tempo reale. I droni possono essere programmati per volare ad intervalli specifici per raccogliere dati che vengono poi inviati in wireless all’ufficio. Possono anche essere dotati di telecamere per l’uso nella sicurezza nazionale, per il pattugliamento di aree remote o per il controllo visivo della folla. Si possono utilizzare i droni a idrogeno anche per motivi di sicurezza, come il pattugliamento di un complesso industriale o di un impianto nucleare. Oppure possono essere utilizzati per l’ispezione di oleodotti e confini in aree remote.

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Idrogeno da rinnovabili. Snam entra nella britannica ITM Power, uno dei maggiori produttori del mondo di elettrolizzatori

L’accordo, annunciato nei gg scorsi, si basa su un investimento di 33 milioni della Snam nel capitale azionario della ITM Power Plc società inglese quotata alla London Stock Exchange AIM (Alternative Investment Market). ITM Power ha una capitalizzazione di borsa di circa 1,4 miliardi di sterline ed è fra i maggiori produttori al mondo di elettrolizzatori. Ha annunciato lo sviluppo di diversi progetti nel periodo 2021-2025 per la produzione di idrogeno da rinnovabili da fonti rinnovabili tramite elettrolisi dell’acqua.

Con l’investimento di 33 milioni di euro la Snam sottoscrive una parte dell’aumento di capitale di 165 milioni di euro deliberato di recente da ITM Power per finanziare una ulteriore espansione a livello mondiale della propria produzione di elettrolizzatori necessari per ottenere idrogeno dall’acqua.

Snam è da tempo interessata a sviluppare una propria strategia che ha come obiettivo lo sviluppo di una catena di valori legata al tema idrogeno. In particolare Snam acquisirà anche competenze e forniture da ITM Power per lo sviluppo di idrogeno da rinnovabili con elettrolizzatori a tecnologia “a membrana” (PEM – Proton Exchange Membrane) fino a 100 MW di potenza. L’accordo fa seguito al recentissimo lancio della Hydrogen Strategy da parte della Commissione europea, che prevede al 2030 lo sviluppo di 40 GigaWatt (40.000 MWatt) di potenza installata in elettrolizzatori per idrogeno verde nell’U.E..

Francia, Germania, Italia, Olanda, Regno Unito, Portogallo e Spagna, hanno già annunciato l’avvio di piani per lo sviluppo dell’idrogeno per un totale di investimenti che potrebbero raggiungere i 180 miliardi di euro al 2030. L’obiettivo dichiarato è quello di “virare” decisamente l’economia della U.E. verso l’idrogeno prodotto da rinnovabili. Sia per applicazioni veicolari che stazionarie. La ITM Power realizza anche stazioni di rifornimento di idrogeno e diversi osservatori ritengono che la Snam si appresti, fra i suoi vari progetti “idrogeno”, anche a supportare la creazione e lo sviluppo di una rete di distribuzione per veicoli a idrogeno sia in Italia che a livello internazionale.

“L’accordo con ITM Power, uno dei principali produttori globali di elettrolizzatori – commenta l’amministratore delegato di Snam, dott.Marco Alverà – è il primo investimento estero di Snam nel settore dell’idrogeno e si affianca a quelli che stiamo realizzando per sviluppare la nostra infrastruttura per impiegare anche questo nuovo vettore energetico pulito. Vogliamo sviluppare nuovi progetti e contribuire a sostenere la filiera idrogeno a livello internazionale e soprattutto in Italia, che ha l’opportunità di diventare un hub dell’idrogeno da rinnovabili tra Europa e Nord Africa.” ITM Power ha più di dieci anni di esperienza nello sviluppo di grandi elettrolizzatori per la produzione di idrogeno attraverso il processo di elettrolisi dell’acqua. La società inglese, nonostante il settore dell’idrogeno verde sia nella fase iniziale di sviluppo, è già presente sul mercato globale con diverse partnership con primari operatori energetici internazionali. ITM Power, inoltre, sta sviluppando nel Regno Unito una nuova gigafactory che raggiungerà entro il 2024 una capacità produttiva annua fino a 1 GW complessivo.

Snam è una delle principali società di infrastrutture energetiche al mondo nonché una delle maggiori aziende quotate italiane per capitalizzazione. Tramite le proprie consociate internazionali, opera anche in Francia, Regno Unito, Austria, Emirati Arabi Uniti Cina, Grecia e Albania. Prima in Europa per la sua rete di distribuzione di gas naturale e capacità di stoccaggio, la società è anche tra i principali operatori nella rigassificazione del metano liquido. Nell’ambito di un piano da 6,5 miliardi di euro previsto al 2023, Snam investirà 1,4 miliardi nel progetto SnamTec finalizzato all’innovazione e allo sviluppo dei nuovi business della transizione energetica, dalla mobilità sostenibile al biometano, all’efficienza energetica e a promuovere lo sviluppo dell’idrogeno per favorire la decarbonizzazione del settore energetico e dell’industria. ITM Power Plc fornisce soluzioni energetiche integrate basate sull’idrogeno per il bilanciamento della rete, lo stoccaggio di energia e la produzione di idrogeno rinnovabile per trasporti e calore rinnovabile. Nel settembre 2015, ITM Power ha firmato un accordo con Shell riguardante stazioni di rifornimento a idrogeno (esteso a maggio 2019 includendo anche autobus, camion, treni e navi). ITM Power sta completando la più grande fabbrica di elettrolizzatori del mondo a Sheffield con una capacità di produzione fino a 1 GW (1.000 MW) all’anno. I clienti e i partner di ITM Power includono Sumitomo, Engie, Linde, Toyota, Honda, Hyundai tra gli altri.

Fonti: Press Snam -ITM Power

Il carrello elevatore a idrogeno realizzato a Bologna

La Toyota Material Handling forklift ha realizzato nella sua sede di Bologna un carrello elevatore per la movimentazione delle merci ad emissione zero e ad elevata autonomia grazie alla tecnologia a idrogeno e celle a combustibile (fuel cells). La presentazione del primo prototipo è avvenuta a Keynergy-Ecomondo nell’area dedicata all’idrogeno prodotto da energie rinnovabili promossa dal nostro magazine Mondo Idrogeno 360° e coordinata dal suo fondatore ing. Enzo Rossi.
Toyota Material Handling è leader nelle soluzioni innovative in campo energetico della propria gamma di prodotti. La tecnologia delle celle a combustibile sfrutta l’alimentazione a idrogeno per offrire ridotte emissioni nocive e maggiore produttività.
Assieme ad altri partner internazionali, Toyota Material Handling è tra i sostenitori del progetto europeo HAWL (Hydrogen And Warehouse Logistics) che ha l’obiettivo di contribuire ad aumentare in tutta Europa la consapevolezza dei benefici della tecnologia fuel cell applicata ai carrelli elevatori. Nei carrelli elevatori a fuel cell l’idrogeno viene erogato da un serbatoio a pressione molto leggero ed affluisce insieme all’aria (ossigeno) alle celle a combustibile. Queste ultime, combinando idrogeno ed ossigeno, producono energia elettrica grazie ad una reazione controllata. Tale energia viene quindi erogata al motore elettrico di trazione per la traslazione del carrello elevatore ed al motore elettrico della pompa per le operazioni di sollevamento e brandeggio.


Nel settore dei carrelli elevatori la tecnologia delle celle a combustibile ad idrogeno presenta diversi vantaggi rispetto ai tradizionali combustibili e sistemi di trazione.
L’uso dell’idrogeno permette la riduzione delle emissioni di CO2. Il rifornimento richiede pochi minuti. Questo significa che gli utenti possono contare su elevate funzionalità e produttività ad emissioni zero, operando in qualsiasi fabbrica senza generare alcun rumore.
Gli attuali carrelli elevatori elettrici sono alimentati da grandi batterie piombo-acido che hanno un’autonomia di 5-6 ore e un tempo di ricarica di 8-12 ore. Per i clienti con cicli lavorativi intensi, su 2-3 turni giornalieri, il ricorso a batterie supplementari risulta quindi inevitabile. Questo implica una complicazione delle attività operative (integrazione di processi di sostituzione batterie). L’utilizzo dell’idrogeno con le celle a combustibile (fuel cells) elimina le emissioni di CO2 e, al tempo stesso, incrementa la produttività rispetto ai tradizionali carrelli elevatori elettrici.
in particolare per le applicazioni che necessitano di utilizzare il carrello elevatore su più turni consente la ricarica in appena 3 minuti. Inoltre, questi carrelli possono essere utilizzati addirittura come generatori di corrente in caso di necessità o emergenze.
E’ di pochi mesi fa la notizia che per Toyota la conversione dei carrelli elettrici tradizionali, dotati di batterie al piombo acido, in carrelli elevatori a idrogeno fuel cell è già cominciata in tutto il mondo: nello stabilimento di Motomachi in Giappone- dove viene anche prodotta l’auto a idrogeno Toyota Mirai – già da quest’anno vengono utilizzati 2 carrelli a idrogeno a celle a combustibile.
E in Europa? Anche nel Vecchio Continente la nuova tecnologia a idrogeno è oggetto di numerosi test ed applicazioni mirate in diverse nazioni. In particolare, nel polo logistico francese di Neuville aux Bois, Toyota e FM Logistic, hanno lanciato un progetto pilota che prevede l’adozione di una flotta di 10 carrelli dotati di tecnologia fuel cell. Su una superficie di 85.000 m2, in questo centro distributivo vengono impiegati circa 90 carrelli elevatori su più turni operativi. Il progetto, una volta terminata con successo la fase di test, prevede la conversione di tutti i carrelli di quel polo logistico in carrelli a idrogeno fuel cell. Ciò ne farebbe il primo sito in Europa ad utilizzare esclusivamente carrelli ad idrogeno.


Ma non è tutto. Toyota ha consegnato alla azienda finlandese Woikoski il primo carrello fuel cell d’Europa impiegato in un ambiente di produzione. Questa linea di carrelli a idrogeno è progettata e prodotta nello stabilimento Italiano di Bologna. Il managing director di Woikoski, Kalevi Korjala, ha dichiarato: “Il carrello elevatore a idrogeno a celle a combustibile fornito da Toyota Material Handling Europe di Bologna rappresenta un passo considerevole per lo sviluppo della tecnologia idrogeno fuel cell”.

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La rivoluzione europea a idrogeno. Il piano U.E. da 180 miliardi

L’obiettivo del piano europeo presentato quest’anno è quello di sviluppare in Europa sia la produzione che la domanda di idrogeno “green” per i veicoli, i trasporti delle merci su strada, la navigazione e gli aerei. Ma anche nelle industrie (siderurgia, chimica etc…) le cui trasformazioni richiedono elevati consumi elettrici e nelle applicazioni energetiche stazionarie (riscaldamento civile e abitativo). E’ stata varata una “Alleanza per l’idrogeno pulito” fra industrie pubbliche e private per perseguire l’obiettivo di produrre l’idrogeno “verde” da elettrolisi sfruttando l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili, riducendo al minimo l’idrogeno prodotto dalle fonti fossili (metano) che provoca emissioni di CO2. La U.E. intende sostenere la diffusione delle energie rinnovabili e degli elettrolizzatori per produrre idrogeno green. Per quanto riguarda le infrastrutture per il trasporto e l’accumulo dell’idrogeno la U.E. si propone di adattare gli impianti esistenti come i gasdotti e gli impianti per il gas naturale liquefatto (Gnl) all’idrogeno.

La commissione U.E. prevede tre tappe per la creazione di un mercato dell’idrogeno pulito, con traguardo al 2050. La prima tappa (dal 2020 al 2024) prevede incentivi per una produzione di idrogeno per elettrolisi con l’installazione in tutta Europa di elettrolizzatori per 6 milioni di kW entro il 2024, per produrre almeno un milione di tonnellate di idrogeno da energie rinnovabili. Il secondo step (2024-2030) l’installazione di elettrolizzatori per 40 Gigawatt per produrre 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile. Dal 2030 al 2050 è prevista la diffusione dell’idrogeno su larga scala in tutti i settori. L’idrogeno sarà prioritario negli investimenti U.E. come il Recovery fund, i fondi per l’innovazione e i programmi di ricerca U.E. Horizon. L’Unione europea, attraverso l’impiego diffuso dell’idrogeno, ha come obiettivo una trasformazione epocale dell’intero sistema energetico dalle fonti fossili, che attualmente sono responsabili del 75% dei gas serra.

 

La European Clean Hydrogen Alliance è un nuovo organo europeo costituito da manager, autorità nazionali e Banca europea per gli investimenti, che si propone di incentivare la diffusione dell’idrogeno prodotto da energie rinnovabili. L’idrogeno prodotto da rinnovabili (che non sono costanti) può essere immagazzinato per gestire i picchi di domanda e di produzione elettrica per applicazioni industriali, per i treni e per i camion a idrogeno. “Per sostenere questa rivoluzione all’idrogeno, la European Clean Hydrogen Alliance svilupperà i vari progetti utilizzando investimenti europei che potrebbero raggiungere un importo globale dai 180 fino a 470 miliardi di euro entro il 2050” – ha dichiarato il commissario europeo per il Mercato interno Thierry Breton. L’Italia è ampiamente dotata di fonti rinnovabili e sfruttando la sua posizione nel Mediterraneo potrebbe trasportare via nave idrogeno prodotto in Nord Africa da rinnovabili ad un costo ridotto. Tra le aziende italiane coinvolte nel progetto U.E. e che si sono dichiarate subito molto motivate al suo sviluppo ci sono la Snam, l’Enel ed Eni.

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La Papamobile a idrogeno

Città del Vaticano (7/10/2020) –

Una Papamobile a idrogeno, basata sulla Toyota Mirai con il sistema di trazione idrogeno a fuel cells, è stata donata al Papa dalla Conferenza Episcopale del Giappone. La cerimonia di consegna si è svolta il 7 Ottobre davanti alla Casa Santa Marta, la residenza scelta nella Città del Vaticano dal Santo Padre, al momento del suo insediamento.

Si tratta di una delle due Papamobili basate sulla Toyota Mirai (“mirai” in giapponese significa “futuro”), costruite dalla Toyota in occasione del viaggio del Papa lo scorso anno in Giappone. Le due Papamobili a idrogeno erano state donate nell’occasione alla Conferenza Episcopale Giapponese. Alla cerimonia erano presenti il prelato Domenico Makoto Wada, in rappresentanza della Conferenza Episcopale giapponese, l’ambasciatore del Giappone presso la Santa Sede: Seiji Okada,  una delegazione di sei esponenti giapponesi della Toyota Motor Japan, guidata da Miguel Fonseca, senior vice president di Toyota Motor Europe e l’Amministratore delegato della Toyota Motor Italia, dott. Mauro Caruccio.

La Papamobile a idrogeno, ovviamente di colore bianco, ha una lunghezza di 5,1 metri e raggiunge un’altezza di 2,7 metri per il caratteristico tetto di protezione per gli spostamenti del Papa nei viaggi pastorali e fra la folla, all’interno della piazza del Vaticano. La vettura è elettrica con celle a combustibile (fuel cells), completamente silenziosa e non inquinante. Il pieno di idrogeno le garantisce un’autonomia di circa 550 km e come emissioni solo qualche goccia d’acqua tiepida. L’adozione del Papa della Papamobile a idrogeno vuole essere un chiaro invito ai Costruttori di auto al rispetto dell’ambiente, tema centrale della sua enciclica “Laudato si’ “. Ma anche un richiamo generale ad orientare le tecnologie di questo secolo verso la salvaguardia della Terra e di tutti gli esseri viventi. Il titolo dell’enciclica è derivato dal “Cantico delle creature” di San Francesco, che già nel 13 secolo si occupava di rispetto dell’ambiente e del Creato. L’enciclica è un inno all’ecologia e alla salvaguardia della natura. Ma anche un invito a cambiare il nostro stile di vita per custodire la casa comune dell’Umanità.

La fornitura dell’idrogeno per la Papamobile sarà assicurata da una piccola stazione di rifornimento idrogeno che è presente da qualche anno a Roma. Ma si prevede anche una produzione di idrogeno totalmente green (da solare con elettrolisi) nello stesso Vaticano.

Lo Stato del Vaticano è dotato da qualche anno di un sistema fotovoltaico costituito da 2.400 moduli solari che occupano armoniosamente una superficie di 5.000 mq, (circa quella di un campo da calcio). Il sistema produce 442 mila kWh di energia elettrica totalmente pulita, di cui una parte è facilmente trasformabile, mediante elettrolisi, nell’idrogeno necessario per alimentare le fuel cells della Papamobile.

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Fonti: Ansa news e Toyota Motor Group (press)